Sabato nel corso di un’operazione dei carabinieri forestali di Pomezia e della LIPU per il contrasto della caccia illegale, sono stati sequestrati nelle campagne di Ardea e Pomezia, 7 fucili con i quali sono stati uccise nelle prime ore della mattina 30 allodole ed uno storno, abbattuti illegalmente con l’ausilio di richiami elettromagnetici. I cacciatori sono stati denunciati ed uno di loro ha fatto resistenza ad un forestale. L’uomo cercava di nascondere il richiamo con il quale aveva attirato le allodole illegalmente, per poi ucciderle. Momenti difficili in cui i carabinieri forestali hanno dovuto sedare gli animi e ristabilire l’ordine per poi procedere a denunciare il cacciatore per resistenza a pubblico ufficiale sequestrando due fucili in suo possesso. Un fenomeno quello della caccia, che rappresenta una frazione piuttosto piccola della popolazione italiana, poco più dell’1.2%, ma che viene sempre più contestato per motivi etici e perché l’attività venatoria, legale o meno che sia, viene percepita dal pubblico come un rischio tanto per le specie in via di estinzione, tanto per le persone. I cacciatori, al contrario di altre categorie, possono possedere un numero illimitato di fucili da caccia (con il recente decreto 104/2018, che ha aumentato il numero di armi detenibili, un privato può possedere tre armi comuni da sparo e dodici per uso sportivo, ma il numero di armi da caccia resta illimitato). Un cacciatore può possedere invece sino a 1000 cartucce a pallini senza obbligo di denuncia. L’attività venatoria consiste prevalentemente nell’abbattere uccelli e mammiferi (catturare, detenere o vendere fauna selvatica è illegale in ogni forma), Tuttavia le stime degli effetti della caccia solo sugli uccelli, in Italia sono da capogiro: si aggirerebbero in media sui 17 milioni di esemplari abbattuti, a cui sono da aggiungere almeno 5.6 milioni di uccelli uccisi illegalmente.