Ardea, operatori ecologici senza stipendio protestano in Comune. Il Sindaco si difende: “Pagamenti in regola”
Ritardi nel pagamento dei dipendenti dell’Igiene Urbana ad Ardea. Manca ancora lo stipendio di luglio, agosto e rimborsi 730. Alcuni lavoratori della ditta “L’Igiene Urbana”, che svolge in proroga il servizio di raccolta rifiuti e di pulizia delle strade nel Comune di Ardea, questa mattina si sono recati presso gli uffici comunali di via Garibaldi per chiedere al Primo Cittadino spiegazioni sull’ennesimo ritardo nei pagamenti.
L’azienda lamenta crediti nei confronti del Comune di Ardea per svariati milioni di euro – che sarebbero però oggetto di un contenzioso – mentre l’Ente, oggi guidato dal sindaco Mario Savarese, sostiene di essere in regola con i pagamenti alla ditta e di non essere responsabile del mancato pagamento degli stipendi ai lavoratori.
Intanto il Tar del Lazio condanna il Comune di Ardea
Il Tar del Lazio, con una sentenza pubblicata nelle scorse ore e relativa alla camera di consiglio tenutasi il 3 luglio, condanna – in primo grado – il Comune di Ardea a rivedere i prezzi dell’appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani alla luce dell’avvio della differenziata “porta a porta” deciso nel 2013.
«Alla luce della natura dell’accordo del 2013 – si legge nelle carte del procedimento – la ricorrente ha chiesto l’accertamento del suo diritto a conseguire il compenso revisionale dovuto per il servizio svolto in favore del Comune di Ardea in virtù del contratto del 2010 (canone annuale 3.168.325,72 euro ) e dell’atto integrativo del 2013 (canone annuale 632.808,07 euro), oltre al canone a misura determinato in 93 euro per ogni tonnellata di rifiuto recuperato e non conferito in discarica, dal 2011 al 2015, e dell’adeguamento del prezzo per le annualità successive sino alla scadenza contrattuale del 2017».
Il Tar ritiene fondate le richieste della ditta: «sussiste l’obbligo dell’amministrazione committente di provvedere sulla richiesta dell’appaltatore di revisione dei prezzi relativi al contratto di appalto». «Con gli atti del 2013 – si legge ancora nella sentenza – le parti risultano essersi limitate a integrare il contratto del 2010 in relazione a servizi aggiuntivi, tesi a rendere più capillare ed efficiente la raccolta, senza in alcun modo affrontare il problema della revisione prezzi per le annualità già trascorse. Da qui – concludono i giudici – l’illegittimità del diniego del compenso revisionale».
Secondo il Tar del Lazio il Comune era obbligato a revisionare quei prezzi: «Quanto alla domanda di condanna del Comune di Ardea al maggior danno cagionato alla ricorrente per la mancata tempestiva corresponsione del compenso revisionale, anch’essa appare meritevole di accoglimento», mentre la ditta, spiegano i giudici, «ha dimostrato di essere stata costretta, per far fronte alla crisi di liquidità determinata dalla mancata percezione delle somme che le spettavano, a ricorrere a capitale esterno e a sopportare, nelle linee di credito contratte presso gli istituti bancari, ingenti oneri economici a titolo di commissioni e spese, che non avrebbe dovuto sostenere se avesse potuto disporre del compenso revisionale».
Alla luce di ciò, il Comune è stato condannato a risarcire il danno alla ditta “L’Igiene Urbana” con una ulteriore somma «pari alla differenza tra gli oneri economici sostenuti dalla ricorrente presso gli istituti di credito per ottenere una liquidità pari all’importo dovuto a titolo di revisione prezzi e gli interessi moratori sull’importo stesso».
Il Comune potrà impugnare la sentenza davanti al Consiglio di Stato.