Apprendo da organi di stampa che per la “difesa della costa” ci siano diverse azioni in campo da parte dell’amministrazione…La prima è quella di chiedere alla Regione Lazio la ripresa delle installazione dei pennelli a completamento del progetto originario. In effetti i soldi per continuare questa mastodontica opera che ormai si trascina stanca attraverso i secoli (durante i quali pare che qualche altra soluzione più performante e meno invasiva sia stata adottata in qualche altra parte del mondo, e pare pure che funzioni) sono stati previsti nel “Programma generale per la difesa e la ricostruzione dei litorali e del quadro degli interventi prioritari per il 2019-2021” della Regione Lazio. Precisamente 2.300.000 euro. Con cui difficilmente si chiuderà tutto il sistema di pennelli (scogliere) e non si sa nemmeno quando da qui al 2021 verranno erogati. Opera fortemente criticata da diverse associazioni cittadine, da Goletta Verde, dal WWF e anche da noi del M5S. In campagna elettorale, quando noi esprimevano dubbi sia sull’annuncio della subitanea ripresa dei lavori (non completamento) i cittadini hanno storto il naso…preferendo le promesse elettorali dei Regionali…facili facili…e come si può notare sono passati due anni e dei lavori nemmeno l’ombra!!! Ma….Questa opera non mette in sicurezza un bel niente. Al limite è un vano tentativo di fermare il consumo di arenile.Per sicurezza della costa occorre rivolgersi a terra. Non a mare. E a terra c’è Il progetto di Acqua del Turco. E vedremo le opere che ne scaturiranno, partendo dai progetti presentati e approvati in Regione, come e cosa verrà realizzato con particolare attenzione vista la zona estremamente delicata…Estremamente delicata e con edifici fruiti da popolazione sensibile. Ma quel progetto è relativo ad una piccola porzione di litorale.E’ un intervento spot che se pur importante è una goccia nel mare (E’ il caso di dire) Occorre…come più volte il M5S ha chiesto una mappatura aggiornata delle acque sotterranee. Occorre comprendere se ci sono captazioni (ogni tanto se ne sente parlare…ma poi tutto magicamente sparisce.. ) e come sono state modificate le falde. Occorre conoscere lo stato di salute (diciamo cosi) delle falesie… defaticarle dal carico di manufatti che insistono su di esse e cercare di attuare lavori di ingegneria naturale che possano sostenerle. (I muri e le “dighe” spostano il problema. Lo peggiorano, persino, ma non lo risolvono di certo.) Occorrono studi idrogeologici seri…affiancati ecco anche dal progetto di supervisione aerea di droni. MA SOPRATTUTTO considerare la zona R4 non come una formalità della Regione. Ma come uno stato effettivo della Costa con cui fare i conti. Dal quale non si esce con qualche trucchetto o sostegno qua e là
Anche perché passando ad R3 non si migliora certo la situazione. Le concessioni sono un problema. Come le autorizzazioni a locali pubblici insistenti proprio in quei tratti di costa. Come le case private e gli edifici pubblici. Il lavoro da fare è immenso. Ancora più immenso perchè non si è fatto quasi nulla in passato trascurando la cura del territorio, il monitoraggio, Il drenaggio delle acque piovane, la pulizia dei fossi, dei canali, delle cunette…E servono molte risorse. Invece di concentrarsi sui pennelli…si chieda alla Regione aiuto per porre le basi di una cura del territorio seria. Che non c’è mai stata e di cui Anzio ha terribilmente bisogno. E’ una vergogna che in tutta la programmazione 2019-2021 per Anzio ci siano solo i soldi a completamento di un progetto stravecchio…con tutti i tratti di costa a rischio dissesto idrogeologico che abbiamo…Si pretenda di più. E si presentino progetti organici e a tutela di tutto il litorale.
Maria Teresa Russo M5S