Al via la campagna di raccolta fondi, promossa da Patrizio Colantuono e Pietro Rinaldi, per realizzare un Monumento bronzeo in onore del campione anziate di boxe Giulio Rinaldi.
“Se non riusciremo, tutti insieme, a realizzare il Monumento in onore del campione portodanzese di boxe, Giulio Rinaldi, vado via da Anzio. Grazie al Sindaco, Candido De Angelis ed all’Amministrazione Comunale tutta, per essere al nostro fianco in questo progetto dedicato ad un simbolo cittadino che, con orgoglio, ha portato il nome di Anzio in tutto il mondo”.
Ha iniziato così, ieri sera, tra gli applausi dei numerosi cittadini presenti, presso il ristorante “Tulipano Nero”, il suo sentito intervento Patrizio Colantuono, che, insieme al figlio del campione, Pietro Rinaldi e a Victor Hugo Castaldi, ha dato vita all’Associazione con l’ambizioso obiettivo di realizzare un monumento bronzeo, in onore del campione italiano, europeo e finalista mondiale di boxe, Giulio Rinaldi, scomparso il 18 luglio 2011 all’età di 76 anni.
Per la “Tigre di Anzio”, ieri sera, la Città ha risposto in massa: commercianti, associazioni sportive, il campione di boxe Nando Onori, gli Assessori Alberto Alessandroni, Pino Ranucci e Gianluca Mazzi, i Consiglieri Comunali Marco Maranesi, Flavio Vasoli, Davide Gatti e tantissimi cittadini che hanno inneggiato al campione anziate quando, sul maxi schermo, sono state proiettate le immagini delle imprese sportive di Giulio Rinaldi, nei templi della boxe degli anni 60 come il Madison Square Garden di New York ed il Palazzetto dello Sport di Roma. Il 29 ottobre 1960, in un Palazzetto dello Sport con il record di spettatori, nell’incontro vinto con il campione mondiale Archie Moore, quando lo speaker annunciò al pubblico “Giulio Rinaldi di Roma”, l’indimenticabile precisazione della Tigre, “No, Io sono di Anzio”.
Il manager e giornalista, Rino Tommasi, ricorda così il campione anziate: “Giulio Rinaldi è stato certamente la più grande vedette che la nostra boxe abbia mai avuto. Bisogna ricordare che Giulio Rinaldi ha inaugurato il Palazzo dello Sport di Roma il 4 giugno 1960, portando al botteghino 15.255 spettatori in un periodo in cui la boxe non era uscita dalle dimensioni del più piccolo Palazzetto di Viale Tiziano. Tra il gennaio ed il marzo del 1961 Rinaldi ha determinato l’esaurito al Palaeur in tre occasioni nell’ arco di poche settimane, incontrando Sonny Ray, Freddie Mack e Sixto Rodriguez. Nel settembre 1962 per il campionato d’ Europa dei mediomassimi tra Rinaldi e lo scozzese Chic Calderwood, ho esaurito i 15 mila biglietti disponibili, dieci giorni prima dell’ evento. Quando il 22 marzo 1963 Wayne Bethea, un peso massimo americano, mise k.o. Franco De Piccoli, il giorno dopo Rinaldi, con il suo manager, è venuto a trovarmi mentre giocavo una partita di calcio di un torneo amatoriale e tra il primo ed il secondo tempo mi ha detto, senza troppi preamboli. «se me dai 5 milioni ce faccio». Quando l’ 8 marzo 1960 Rinaldi ha messo k.o. Santo Amonti in un incontro valevole per il titolo italiano, Giulio al microfono di Paolo Rosi ha dichiarato: «Quando ho visto che aveva gli occhi da pesce fracico ho capito di aver vinto». Rinaldi era un Pescatore di Anzio e gli venne naturale, in quel momento, usare il dialetto ed il linguaggio del suo paese. Con Rinaldi non ho mai discusso un avversario, qualche volta la borsa com’era giusto e naturale. In questo senso era una vedette. Rinaldi ha scritto pagine tra le più importanti nella storia della nostra boxe”. (Tommasi Rino)