(Adnkronos) – Sull’ipotesi di introdurre test psico attitudinali per i magistrati “l’unico effetto che gli annunci hanno avuto è stato quello del dileggio” dell’ordine giudiziario. Così il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, in un punto stampa a margine del comitato direttivo centrale in corso a Roma. “Vogliamo capire cosa ha in mente il governo, poi ci confronteremo”. “Siamo di fronte a messaggi provocatori” rispetto ai quali “dobbiamo mantenere la razionalità e non cedere a risposte emotive”, ha detto Santalucia in un passaggio della sua relazione al Cdc, ricordando che “in Francia i test c’erano e poi sono stati aboliti” e sottolineando la loro “inutilità e pericolosità”. I magistrati, ha osservato il presidente Anm, “non sono scoperti, ci sono meccanismi di controllo” e “l’equilibrio è il primo parametro di controllo” poi “c’è il tirocinio di 12 mesi”. Anche il segretario dell’Anm, Salvatore Casciaro, ha evidenziato che “l’effetto mediatico è stato quello del discredito della magistratura e la sua delegittimazione. Nessuna categoria ha controlli sull’equilibrio come la nostra”. Quanto all’ipotesi di un reclutamento straordinario dei magistrati “è inaccettabile, non si può pensare di rendere il concorso un ‘non concorso'” con uno “svilimento dei giovani” che aspirano a entrare in magistratura, ha detto Santalucia. “In un documento abbiamo spiegato le ragioni della nostra contrarietà, perché non sia spacciata come chiusura di casta”, ha ricordato Santalucia, nella sua relazione di apertura del Cdc, sottolineando che “la semplificazione delle prove ridicolizza il concorso, che diventa un finto concorso” e che rispetto a quanto previsto dalla Costituzione “il legislatore ordinario non può fare del concorso un simulacro di concorso”. “Siamo contrari a concorso riservato per chiunque, ci siamo sempre battuti per un concorso per tutti”, ha spiegato il presidente Anm, “la semplificazione delle prove ridicolizza il concorso, che diventa un finto concorso”. Santalucia ha poi ribadito che “la separazione delle carriere è per noi una cattiva riforma, abbiamo il dovere civico di dirlo”. “Non è per difesa corporativa – ha chiarito – L’unico scopo per noi è ampliare gli argomenti di discussione: non vogliamo interdire nulla, siamo rispettosi della sovranità del Parlamento ma quando ci si accosta a una riforma costituzionale bisogna avere massima consapevolezza della posta in gioco. Noi mettiamo in campo argomenti, siamo fiduciosi in una democrazia che discute, noi vogliamo discutere, non vogliamo deliberare”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)