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Amianto: allarme ONA costi sanità per 5 miliardi in 10 anni. Presentata una proposta di legge per fermare la strage

La Sala del Carroccio (Piazza del Campidoglio – Roma) ha ospitato la conferenza stampa promossa dall’Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus, e moderata da Benedetta Rinaldi, giornalista e conduttrice di Uno Mattina, sul tema “Amianto: come fermare la strage”.

Sono intervenuti: Ezio Bonanni, Avvocato cassazionista, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Nicola Forte, Dottore commercialista, pubblicista e Luciano Mutti, Professore, titolare della cattedra di oncologia medica e ricerca oncologica della facoltà di medicina presso l’università Salford di Manchester.

Presenti, inoltre, alcuni rappresentanti delle istituzioni nazionali e romane, gli On.li Corradino Mineo, Walter Rizzetto, Luca Malcotti, Fabrizio Santori, Federica Nobilio e Francesco Figliomeni.

L’Italia è stato il maggiore produttore e utilizzatore di amianto, che uccide anche a basse dosi e dopo decenni. Secondo stime OMS, ogni anno questa fibra killer provoca più di 100.000 decessi per i soli casi di mesotelioma, cancro polmonare e asbestosi per esposizioni professionali, a cui occorre aggiungere quelli per le altre patologie riconosciute (il cancro dell’apparato gastrointestinale e il cancro delle ovaie) e per esposizioni extraprofessionali.

Si calcola che a tutt’oggi nel nostro Paese, in assenza di una bonifica efficace, vi siano circa 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, per cui permangono le condizioni per la prosecuzione delle esposizioni anche dopo la messa al bando della lavorazione del minerale che è stato utilizzato massicciamente nella produzione industriale con scarsa attenzione per la sicurezza determinando l’esposizione professionale intensa e prolungata a polveri e fibre di amianto di più di 3 milioni di lavoratori.

Questa situazione ha causato un’epidemia di patologie asbesto correlate. “Seimila decessi nel 2016, 10.000 nuovi casi diagnosticati; 54.000 da qui al 2025, anno in cui ci sarà il picco, e le stime sono prudenziali. E’ inaccettabile il sacrificio di vite umane che si possono ancora salvare a causa dell’inerzia delle pubbliche autorità”, dichiara l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.Il sistema italiano di gestione delle politiche sociali rischia il collasso.

Ad oggi il costo sociale medio di un paziente oncologico per l’unità di riferimento (paziente e care-giver) è di 41.000 euro ogni anno (se ad esso dovesse aggiungersi il costo di un farmaco di nuova generazione si arriverebbe ad oltre 100.000 euro l’anno).

Cifra sia per il singolo malato che per la sua famiglia, ma anche per il Sistema Sanitario Nazionale che dovrebbe affrontare una spesa complessiva stimata in 400 milioni di euro annui, a cui si aggiungono le spese per prestazioni previdenziali ed assistenziali: un totale  di circa 5 miliardi per i prossimi dieci anni.

“Costi che potrebbero essere abbattuti se solo il Sistema Sanitario Nazionale utilizzasse esclusivamente i farmaci per i quali è stata dimostrata la capacità di aumentare la sopravvivenza di un malato oncologico” denuncia il  Prof. Luciano Mutti.

L’Osservatorio Nazionale sull’Amianto, partendo dalla considerazione della dimensione di questi dati, è convinto che il problema, per la sua entità, deve essere affrontato e superato con strumenti tecnico normativi ed economico finanziari che permettano la bonifica definitiva dei materiali contenenti amianto agli imprenditori, ai privati e ai cittadini tutti.

Nasce da questa considerazione la proposta di legge per la bonifica presentata che, spiega Nicola Forte, Dottore Commercialista “si fonda sull’utilizzo della leva fiscale per incentivare i numerosi e, attualmente troppo costosi, interventi di bonifica dell’amianto e smaltimento del materiale cancerogeno, attraverso un riconoscimento di un credito di imposta alle imprese e di detrazione per i privati. Anche per quest’ultimi il problema amianto è molto sentito e, nonostante esistano già delle riduzioni, queste non risultano sufficienti rispetto alla gravità del fenomeno.

L’importo massimo previsto su cui calcolare la detrazione, sia pure limitatamente al quinquennio 2018 – 2022, dovrebbe aumentare da 96.000 a 120.000 euro, con una detrazione pari al 75%.

Inoltre il contribuente potrà scegliere come utilizzare con maggiore efficacia il beneficio suddividendo la spesa detraibile in un numero variabile di rate da 5 a 10. Per quanto riguarda le imprese è previsto un beneficio maggiore, relativo non solo all’anno in corso, ma valido anche per il futuro, che prevede un credito di imposta pari al 50% delle spese di bonifica con un massimale di spese di 2.000.000 €, da suddividere in 3 quote di pari importo”.

Stima dei costi dell’assenza di un programma di bonifica dell’amianto

L’impatto dell’amianto e delle perduranti esposizioni (i malati di oggi sono gli esposti di ieri e quindi le esposizioni attuali produrranno i loro effetti nei prossimi 20, 30, 40 e 50 anni) ha diversi costi, oltre a quello umano, del tutto inaccettabile.

L’ONA, sulla base dei dati statistici di contabilità pubblica, corretti alla luce della peculiarità delle patologie asbesto correlate, tenendo conto che abbracciano tutta la vita della persona, e hanno un range molto alto di sopravvivenza, dall’asbestosi (circa 600 casi di decesso per ogni anno, con un periodo di sopravvivenza in media di 5 anni, che può arrivare anche a 15 anni), al cancro polmonare (il 12% circa di sopravvivenza ai 5 anni), al mesotelioma (con sopravvivenza dal 7 al 10% ai 5 anni), ritiene di poter quantificare la sola spesa sanitaria, provocata dall’esposizione ad amianto, alla luce anche del numero dei malati e di tutte le patologie che provoca (mesotelioma, cancro al polmone, alla laringe, alla faringe, al colon retto, alle ovaie e ad altri organi, per i quali sono in corso ancora delle verifiche per raggiungere l’unanimità scientifica; asbestosi e complicazioni cardiocircolatorie), in €100.000 per ogni paziente (stima molto prudenziale), spalmata su tutto il decorso medio di queste patologie (pochi mesi per il mesotelioma e per il cancro al polmone, molti anni per l’asbestosi), e comunque di 40.000 euro ogni anno.

L’Osservatorio Nazionale sull’Amianto prevede, quindi, una spesa sanitaria media di 40.000 euro l’anno per ogni paziente (ipotizzando circa 1.900 casi di mesotelioma – dato in crescendo di anno in anno almeno fino al 2025-; circa 3.800 casi di cancro polmonare da amianto e più di 4.000 casi di altre patologie fra tumori, asbestosi, placche pleuriche, etc., per un totale di circa 10.000 nuovi casi ogni anno) con un costo complessivo stimato in 400.000.000 di euro annui che gravano sul sistema sanitario, a cui si aggiungono le spese per prestazioni previdenziali ed assistenziali: un totale di 48.000.000.000 nei prossimi 120 anni (stimando anche il prolungamento del periodo di sopravvivenza media del paziente affetto da patologie asbesto correlate ed ipotizzando un sostanziale segnare il passo della ricerca medica indirizzata alle cure), di cui circa 5.000.000.000 per i prossimi dieci anni.

Tale importo potrebbe essere anche superiore nel caso in cui terapie più efficaci dovessero prolungare i tempi di sopravvivenza dei malati di mesotelioma e altre patologie asbesto correlate che, allo stato attuale, invece, hanno tempi di sopravvivenza molto brevi.

L’esposizione all’amianto ha anche altri costi ed oneri. Si pensi che per il solo prepensionamento dei lavoratori esposti ad amianto, che secondo alcune stime ha avuto un costo di 5 miliardi di euro per i riconoscimenti dal 1992 ad oggi, e con assenza di stime per i costi nei prossimi decenni, anche sulla base delle aspettative di vita di coloro che hanno ottenuto il riconoscimento.

Oneri finanziari per le prestazioni previdenziali e assistenziali, anche in favore delle famiglie delle vittime

Se si tiene conto dei nuovi casi di patologie asbesto-correlate (almeno 10.000 ogni anno, tenendo conto di tutte le patologie), è di tutta evidenza che anche gli oneri per prestazioni previdenziali e assistenziali hanno un certo peso: secondo una stima approssimativa su basi presuntive, tali oneri aggiuntivi ogni anno non sarebbero inferiori ai 200 milioni di euro.

Il sistema poi deve tener conto, pure alla luce dell’esito presto infausto di gran parte dei casi, delle prestazioni di reversibilità, e quindi ad una più attenta stima anche i costi delle prestazioni previdenziali ed assistenziali, tenendo conto dei trattamenti di reversibilità e di coloro che sopravvivono anche dopo il primo anno, ci porta a una stima di almeno 500 milioni di euro l’anno per prestazioni previdenziali legate a inabilità, invalidità e danni subiti dalle vittime dell’amianto.

I costi previdenziali e assistenziali per i prossimi 10 anni vengono quindi stimati in 5 miliardi di euro (comprensivi anche degli importi delle rivalutazioni contributive per esposizioni ad amianto già riconosciute ai lavoratori che sono stati esposti).

Poi ci sono tutti i costi legati alle spese per la sorveglianza sanitaria.

Dati Inail

Dal sito internet dell’INAIL (https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/sala-stampa/dossier-e-speciali/ucm_070917_dossier-amianto.html) risulta: ‘Sul fronte della tutela dei lavoratori nel 2013, oltre agli indennizzi in rendita, sono state erogate più di 16.400 prestazioni aggiuntive a carico del Fondo per le vittime dell’amianto (istituito nel 2008), destinate ai titolari di rendita per malattia asbesto-correlata’.

Poiché le prestazioni aggiuntive del Fondo Vittime Amianto sono state erogate solo ai lavoratori INAIL, che godevano della rendita, è di tutta evidenza che il numero è sottostimato (non contiene per esempio il caso dei lavoratori pubblici, ovvero non assicurati INAIL; di coloro che sono esposti per motivi extraprofessionali; di chi non fa domanda di prestazione; di coloro ai quali l’INAIL ha negato il riconoscimento oppure ha riconosciuto una percentuale inferiore al 16%).

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