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Editoriale

AL TEMPO DEL COVID, IL MERCOLEDI’ CON FREUD

DESOLAZIONE – POESIA SUL “MERCOLEDI’ “
(30 MARZO 2020) AL TEMPO DEL COVID, UN GIORNO A CASO, IL MERCOLEDI’ – Dunque oggi è giorno particolare, un lunedì/mercoledì, il primo/terzo della settimana e comunque penultimo del mese di marzo di questo “bisesto” 2020, che riuscirà ad essere olimpico soltanto di nome. Adesso, abbiamo conferma che la solidarietà europea è pura ipocrisia, che Patto Atlantico, Nato, ONU, OMS sono meri ed inutili armamentari residuali dalla Guerra di Crimea in poi. Che la Germania, riunificata con grande gaudio e grande sostegno di tutti nel 1988, ha ampiamente rimosso i motivi di gratitudine e senza remore invoca con altri “nordisti” il rispetto di regole irriguardose dell’ideale comunitario per i pari diritti, oltre che dei pari doveri, nella buona e nella cattiva sorte. Quell’ognun per se e Dio per tutti, che suona come una bestemmia sovranista, sembra divenire l’usbergo di paesi che vedono la pandemia COVID 19 come una opportunità per rimarcare differenze, piuttosto che per ridurle. La solidarietà può essere anche “pelosa”, ma le mani tese di Cina, Russia, Cuba e Albania, in questo momenti valgono mille volte di più dei sofismi atlantici e delle sperimentate ipoteche da spread con timer. L’idea del “Corona bond” è decisamente imbarazzante, almeno esteticamente, tanto quanto il “soccorso invernale” di antica memoria, ma chiamatela come volete, sarebbe per i tedeschi una pericolosa alternativa ai loro “bond”, quelli con cui hanno fatto e vorrebbero ancora fare il bello e il cattivo tempo nel Vecchio ma non decrepito Continente. Che volete, ormai son tutti venerdì, sabati e domeniche, week end permanenti nell’intimità familiare o diversamente in trincea non per scelta. Chissà perché, ma l’associazione tra le idee e l’enorme quantità di memorabilia, salvifica alternativa alla moria dei miei eroici neuroni, oggi, mi porta a saltare in avanti di quarantottore, dal lunedì al mercoledì, e a piombare indietro nel tempo, di ben oltre un secolo, tra ristoranti, osterie e circoli, tra allegri commensali di pranzi e cene “mercoldine” tra Piemonte, Lombardia e Veneto, coordinate in rime dal Cerimoniere poeta Giancarlo Dossena – tra il 1898 e il 1902 – piuttosto che nella magione di Sigmund Freud, dove appunto il Maestro della psicoanalisi, nell’autunno del 1902 avviava l’abitudine degli incontri con i colleghi, Adler, Kahane, Reitler e Stekel, dando vita alla “Società Psicologica del mercoledì”, poi Psicoanalitica di Vienna nel 1908. Nella lettera datata “Roma, 22 settembre 1907” Freud così scriveva ai Soci: “Desidero informarLa che all’inizio di questo nuovo anno di lavoro propongo di sciogliere la piccola Società che era solita riunirsi ogni mercoledì in casa mia, per ridarle vita subito dopo. Un breve cenno da inviarsi prima del 1° ottobre al nostro segretario, Otto Rank, sarà sufficiente a confermare il rinnovo della Sua adesione. Se per quella data non avremo ricevuto nulla, dovremo dedurne che non desidera rinnovarla. Non ho bisogno di ripeterLe quanto piacere mi farebbe la Sua riconferma…”. Di ben altro tono erano le comunicazioni e gli imbonimenti di Dossena, che da 1852 ambientava gli incontri in ben altri contesti: “Possa un giorno sì felice/ Confortar la mia vecchiezza/ Por la gioia in la tristezza, / Farmi lieto in fra i dolor. … Chè il piacer di questa vita, / La propizia sua fortuna,/ Io la stimo, sola ed una, / Schietti amici posseder. … Ignoto nel mondo,/Confuso al meschin,/ Sorrido, e giocondo/ M’affido al destin ! “

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