Aggiungi un posto a tavola: on stage al Brancaccio di Roma.
Da qualche giorno è in scena al Brancaccio di Roma una pièce che appartiene alla storia della commedia musicale italiana: “Aggiungi un posto a tavola”.
In due atti, fu scritta da Garinei e Giovannini tra il 1973 ed il 1974 con Iaia Fiastri, liberamente ispirata al romanzo After me the Deluge di David Forrest. Musiche di Armando Trovajoli.
Affermatosi anche sulla scena internazionale con oltre 30 edizioni e circa 15 milioni di spettatori, in Inghilterra, Austria, Cecoslovacchia, Portogallo, Spagna, Russia, Ungheria, Messico, Argentina, Cile, Brasile, Venezuela, Finlandia. Insomma, un successo intramontabile.
Per tutte queste festività, Capodanno compreso, gli spettatori potranno pertanto godere, in una Roma illuminata a festa, delle vicende di Don Silvestro, parroco di un paesino di montagna, che un giorno riceve una telefonata inaspettata: lo chiama proprio Dio in persona e lo incarica di costruire una nuova arca per affrontare l’imminente secondo diluvio universale. Don Silvestro, aiutato dai suoi compaesani, riesce nell’ impresa, nonostante l’avido sindaco Crispino tenti di ostacolarlo in mille modi, e nonostante l’arrivo di Consolazione, donna di facili costumi, che metterà a dura prova tutti gli uomini del paese.
Una volta terminata l’arca, al momento in cui chi è stato prescelto per salvarsi dal diluvio dovrebbe imbarcarsi, interviene un cardinale inviato da Roma che convince la gente del paese a non seguire il parroco, che a suo dire disonora l’abito che porta. Comincia improvvisamente il diluvio, e sull’arca si ritrovano solo Don Silvestro e Clementina, la giovane figlia del sindaco perdutamente innamorata di lui. L’acqua incomincia a sommergere i paesani, mentre Don Silvestro decide di abbandonare l’arca, unico rifugio sicuro, per condividere con i suoi fedeli quel terribile momento nonostante lo abbiano tradito ascoltando il cardinale e girando le spalle a lui. Trattandosi di un gesto d’amore straordinario, Dio – vedendo Don Silvestro disubbidire – interrompe il diluvio e fa comparire un arcobaleno. La commedia si chiude su una tavola in festa, celebrando il ritorno alla serenità benedetta da Dio. E “aggiungi un posto a tavola”, in ultima analisi, significa proprio questo: Dio che arriva, nelle sembianze reali di una colomba bianca che approda al momento giusto sulla scena poichè ammaestrata allo scopo.
La rappresentazione al Brancaccio in questi giorni non solo riesce a dare giustizia alla trama attraverso una scenografia articolata e a tratti finanche spettacolare, sia prima che durante il momento del diluvio
(plausi in questo allo scenografo Gabriele Moreschi, che ha adattato il progetto originale di Giulio Coltellacci della celebre e ingegnosa scenografia con il doppio girevole e la grande arca), ma fa onore a grandi talenti che il nostro Teatro riesce qualche volta a mettere tutti insieme. A partire dalle coreografie di Gino Landi.
A primeggiare come protagonista di trama e per tenuta di scena è sicuramente Gianluca Guidi, figlio d’arte ed erede legittimo al ruolo di Don Silvestro, assolutamente da promuovere per meriti propri: regge bene e con stile l’inevitabile confronto con il celebre padre che ha portato al successo l’altrettanto celebre parroco; lo ricorda molto, e’ vero…a partire da una spiccata somiglianza fisica…ma non senza aggiungere apporti artistici personali di immedesimazione in un ruolo che pare evidente sia anche da lui sentito e vissuto appieno. Anche la ripresa teatrale e la regia sono a sua cura; la direzione musicale dell’orchestra dal vivo – emozionante – è affidata infine a Maurizio Abeni.
Contornato dagli altri protagonisti della commedia (Marco Simeoli, Piero Di Blasio, Camilla Nigro e Francesca Nunzi, a cui si aggiunge un ensemble composto da 17 artisti, cantanti, ballerini che vanno a completare il cast), con la voce di Dio che a fine secondo atto viene svelata essere quella di Enzo Garinei (illuminato nel buio da un faro per disvelarne finalmente il volto per la gioia degli applausi a lui tributati), questo testo cult della commedia teatrale italiana ha, nella versione di scena di cui stiamo parlando, , una partecipazione straordinaria che di fatto è un cammeo prezioso e rivitalizzante dell’intera struttura artistica: Lorenza Mario.
Da vera regina del Musical quale ella è, Lorenza Mario interpreta il personaggio di Consolazione con una sensualità femminile ed una ironia umana che sconfina nella prova d’attrice più consumata.
Ballerina e cantante – ma anche attrice e conduttrice – Lorenza Mario utilizza in questo ruolo tutto il suo bagaglio e ritengo sia la vera rivelazione dello spettacolo.
Tiene il palco con indubbia maestria; riempie il palcoscenico muovendosi con assoluta padronanza, catturando l’attenzione visiva degli spettatori dal primo momento in cui irrompe sulla scena; le sue competenze come ballerina e cantante la fanno emergere in tutti i momenti che il suo personaggio è previsto. Sia che Consolazione parli, si muova, canti o stia in silenzio, Consolazione-Lorenza regala di sè una interpretazione passionale e vibrante, con accenti personali che nulla hanno da invidiare a due grandi interpreti del passato impegnate nello stesso ruolo e che sopraggiungono per causa di forza maggiore alla memoria: Bice valori ed Alida Chelli.
Lorenza Mario ha il suo stile; e la Consolazione che porta in scena non scimmiotta nessuno, perchè è la sua Consolazione.
Bellezza e Talento: combinazione rara.
Penso si possa affermare che questa Produzione di Alessandro Longobardi per OTI Officine del Teatro Italiano, in collaborazione con Viola Produzioni, abbia prodotto un inconfutabile successo, dato in primis dai numeri: ben 150 repliche in giro per l’Italia hanno portato a proseguire il tour di Aggiungi un posto a tavola per il terzo anno consecutivo.
Da vedere.
Da consigliare.
Se si ha tempo, anche da fare il bis, perchè vi sorprenderete a cantare coralmente più forte della prima volta le leggendarie musiche di questa commedia.
Fino al 6 gennaio a Roma al Teatro Brancaccio: prendete nota e spargete la voce.
Lisa Bernardini