L’Arpa Lazio, ente regionale per la protezione ambientale, sul proprio sito ha reso disponibile la relazione con l’elenco delle attività, i risultati delle analisi e la loro valutazione del fenomeno di acqua marrone registrato ad Ardea e Pomezia attorno al 20 agosto 2018.
Confermata la fioritura algale in mare della specie denominata Fibrocapsa Japonica, riscontrata anche una contaminazione di origine fecale in alcuni fossi oltre ai già noti “esiti sfavorevoli, per il parametro Escherichia coli” registrati nei punti ricadenti “nelle zone già precedentemente interdette alla balneazione ai sensi del decreto D.Lgs 116/08”.
A seguito di ulteriori analisi effettuate infatti il quadro di sintesi dei campioni effettuati nei fossi recapitanti al mare nell’area di indagine, ha messo in evidenza una contaminazione di origine fecale, in particolare nel fosso di Incastri e nel fosso di Santa Anastasia (Cavallo Morto), nonché concentrazioni significative di nutrienti. Il limite accettato per le acque marino costiere, lo ricordiamo, è di 500 (UCF/100ml).
Dall’esame dei risultati analitici dei depuratori sottoposti a controllo “non si rilevano invece particolari anomalie come peraltro confermato dai numerosi controlli che vengono storicamente effettuati dall’Agenzia sui depuratori presenti nell’area”; “l’analisi congiunta dei dati relativi ai depuratori e ai campioni prelevati alla foce dei fossi, portano a supporre che la presenza di significative quantità di nutrienti nei corsi d’acqua potrebbe essere dovuta alla possibile presenza nel bacino imbrifero di acque reflue non trattate”, conclude la relazione.
L’Arpa, precisa quanto che “L’acqua marrone del 20 agosto è stata determinata dalla fioritura algale. Da ulteriori campioni presi in quei giorni anche presso fossi e depuratori, una volta completate le analisi, sono emersi i valori elevati di E.coli e nutrienti che sono stati segnalati nella relazione”.