5 SETTEMBRE 2017
– Tira aria di adunate tra reduci, di discussioni non solo nei bar, di voglia i riscatto, ogni qual volta il vento tira contro o la siccità si prolunga. Lo sport italiano viene considerato Bandiera, che quando vince è sinonimo di potenza mondiale e che quando perde è sintomatico di carenza tecnica. Purtroppo, non si vuole attribuire concretamente alla pratica dello sport quella funzione educativa e salutare fondamentale, che dovrebbe avere, a prescindere dai meriti o i demeriti dei preposti all’affinamento dei vertici agonistici. Sinché i legislatori ed i governi rinvieranno sine die la loro presa di responsabilità, saremo costretti ad avere – oltre la Costituzione priva di un esplicito riferimento – bambini obesi tra i banchi delle scuole, i pronto soccorso invasi da anziani malconci e improbabili medagliati sul podio internazionale, fatte le debite eccezioni che possono essere ascritte a merito e vanto di Società, Enti di Promozione, Federazioni e CONI. La scorciatoia dei Giochi della Gioventù, che comportò la mobilitazione di oltre cinquemila Comuni e la conseguente intercettazione di talenti, che fecero storia negli anni settanta e ottanta, è ormai un lontano ricordo, legato al rimbalzo di energia positiva creata dai Giochi di Cortina e Roma. Quello fu il risultato di una speciale combinazione chimica con la politica, negli anni sessanta, merito di uomini caparbi e motivati come Mario Saini e Giulio Onesti che, scomparso Bruno Zauli, ne seppero continuare la spinta con una iniziativa che superava steccati burocratici e riserve ministeriali, dando ruolo al territorio e stimoli al tessuto sociale, anche nei luoghi sperduti del Paese. Oggi, l’argomento forte sarebbe proprio quello della prevenzione salute e dell’educazione al rispetto delle regole, un ruolo di supplenza da parte dello sport, che risolverebbe anche problemi legati all’integrazione e alla inclusione, costi enormi della salute e non ultimo appunto quello delle medaglie, decoro prezioso della Bandiera.