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ROUSSEAU E L’ORACOLO COME “CORO” COLATO

3 settembbre 2019

– Sembra un gioco di parole, ma pensare che la funzione dell’oracolo possa essere alternativa al suffragio della volontà popolare, piuttosto che ai diktat di pochi eletti, ha il suo fascino e la sua funzione misterica, quella di sostituire il senno del poi con altrettanto umano senno del prima. Insomma, qualcosa deve pur sbloccare la storia e darne corso, nel bene o nel male, affrontando la sorte. Dunque, sulla Piattaforma Rousseau come a Delfi, a Dodona, ad Olympia o se preferite nella più prossima Praeneste, con il confluire ed il refluire di speranze, aspirazioni, sentimenti ed umori magari viscerali dalle bocche di estatiche pizie o ieratici sacerdoti, si prefigurerà il destino di noi tutti nelle prossime ore per i prossimi mesi ed anni, stemperando la vischiosità delle preliminari polemiche nell’alea del dubbio. Ed ecco che il contrappunto del coro compie la sua opera, completa il quadro d’assieme, riassumendo motivazioni e giustificazioni di una sfida, che si ripete ritualmente sistemica e per la Repubblica sin dal Referendum in salsa beffarda con la Monarchia, nel 1946. E l’alternativa al responso oracolare? Far colare il “coro” in piazza, diamine!, al grido: “Senza trucco, senza inganno… Vogliam vincere senza affanno!”
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