Ancora una efficace ed importante attività di contrasto all’ingresso di droga in carcere, segnatamente nel carcere minorile di Casal del Marmo a Roma.
A darne la notizia è il Segretario Nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria SAPPE Maurizio SOMMA: “Due uomini sono stati fermati e denunciati per avere introdotto droga in carcere al fratello ristretto nell’Istituto penale per minorenni di Roma. Durante il colloquio, infatti, gli Agenti di Polizia Penitenziaria hanno notato movimenti anomali e, dopo una perquisizione in cella al termine del colloquio, hanno trovato dell’hashish occultato in uno slip. Nonostante il carcere minorile di Casal del Marmo goda spesso degli onori delle cronache per la qualità dell’esecuzione penale (basata su i reali elementi del trattamento penitenziario il lavoro, contatti con la società esterna, lo studio, attività ricreative tese al benessere dei detenuti), dobbiamo registrare purtroppo anche qui i tentativi di una criminalità che cerca di entrare in maniera illecita ovunque. Il plauso del SAPPE del Lazio va al personale del Corpo di Polizia Penitenziaria che, ancora una volta in maniera brillante, con immediata risoluzione investigativa e con un professionale intervento hanno stroncato sul nascere la detenzione e l’uso di droga in carcere”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, plaude “alla professionalità, abnegazione e astuzia che ha contraddistinto l’operato del personale di Polizia Penitenziaria” e sottolinea: “Non possono più essere ammissibili e tollerabili atteggiamenti prevaricatori, arroganti da parte di una utenza che ormai, è notorio a tutti, è sempre più spietata ed insofferente al regime penitenziario, sia adulto che minorile! La politica deve farsi carico di tale problema assumendo idonee iniziative legislative per risolvere quando prima tale questione, e non quella scellerata che consente oggi ad ultradiciottenni di essere ristretti in un carcere minorile!”.
Il leader del SAPPE ricorda che “come primo Sindacato della Polizia Penitenziaria abbiamo in più occasioni chiesto ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti. La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il SAPPE, è più complessa e problematica di quello che si immagina: per questo si dovrebbe ricondurre la Giustizia minorile e di Comunità nell’ambito del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria piuttosto che mantenerla come Dipartimento a sé”.
“Servono con urgenza provvedimenti”, conclude. “E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere, prevedendo che gli adulti non siano più ristretti nei penitenziari per minorenni e che il DAP assorba tutte le competenze della Giustizia minorile”.
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