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Editoriale

Primo scontro diretto USA-Russia sul Mar Nero

Primo scontro diretto USA-Russia sul Mar Nero. Molti analisti lo avevano previsto da tempo, e infine il guaio si è davvero verificato. Due caccia russi SU-27 hanno intercettato e abbattuto un drone americano MQ-9 “Reaper” che volava nello spazio aereo internazionale sul Mar Nero.

Da notare che, secondo alcune fonti, il drone era partito dalla base aerea siciliana di Sigonella. Appare dunque giustificato il crescente allarme per il nostro coinvolgimento diretto nel conflitto ucraino.

D’altra parte era inevitabile che, prima o poi, aerei e droni USA e NATO da una parte, e della Federazione Russa dall’altra, entrassero in contatto diretto provocando uno scontro che potrebbe avere conseguenze tragiche, portando a una escalation difficilmente controllabile.

Com’è noto russi e cinesi hanno un concetto molto elastico dello spazio aereo e delle acque internazionali. L’esempio più eclatante è quello della Repubblica Popolare, che ha riempito di isolotti artificiali e potentemente armati alcune parti del Mar Cinese Meridionale, spacciando per propri tratti di mare che l’ONU, invece, considera internazionali.

Ma anche i russi, da questo punto di vista, non scherzano. Dal loro punto di vista, se aerei o droni si avvicinano alle loro coste, pur mantenendosi nello spazio internazionale, costituiscono una minaccia e vanno dunque abbattuti.

Tale situazione è simile a quella di Taiwan, l’isola indipendente che Pechino rivendica come propria, dove ondate di aerei da guerra cinesi continuano a sorvolare lo spazio aereo taiwanese sostenendo che esso non esiste.

Né va dimenticata la crescente presenza di navi da guerra russe nel Mediterraneo, che spesso conducono esercitazioni proprio di fonte alle coste italiane.

I rischi che stiamo correndo sono quindi reali e gravi. Mentre nessuno dei contendenti sembra propenso a porre fine alla guerra in Ucraina formulando un serio piano di pace, Marina e Aviazione italiane, in quanto parte della NATO, si trovano spesso a fronteggiare situazioni di crisi.

Per farla breve, l’Italia potrebbe presto trovarsi in una condizione di guerra reale, e non solo teorica, con un’opinione pubblica che non è affatto preparata per una simile eventualità. E non è detto che la diplomazia riesca sempre ad evitare un pericolo che si sta avvicinando ogni giorno di più.

 

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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