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I ponti del diavolo

Se Charlie Hebdo non avesse avuto e non avesse un carattere granguignolesco, dissacrante, eccessivo ed offensivo al punto di rendersi inaccettabile , probabilmente avrebbe avuto un’altra storia. Il magazine francese simbolo della libertà d’opinione a qualsiasi costo ha fatto un bis di gran brutto gusto, ironizzando sul drammatico crollo del Ponte Morandi a Genova e sulle vicissitudini dei migranti, dopo aver dedicato a suo tempo un’altra delle sue copertine ad Amatrice straziata dal sisma. Come ricorderete, anche ad Amatrice una prima emergenza fu quella del ripristino del Ponte Tre Occhi, fondamentale per l’accesso dei soccorsi, ma non c’è dubbio che il Ponte drammaticamente alla ribalta dopo quello di Genova è adesso quello del Diavolo sull’orrido del Raganello, protagonista delle operazioni di salvamento e recupero di salme, per le decine di sventurati rimasti coinvolti nella micidiale tempesta d’acqua che ha investito nei giorni scorsi il Parco Nazionale del Pollino. Questo evento terribile ed esemplificativo della suggestione, fragilità e pericolosità del nostro strepitoso territorio, mi ha ricordato che negli anni scorsi io stesso e qualche amico come Umberto Silvestri, consigliere nazionale del CNIFP ed appassionato esperto di sport anche estremo, avevamo valutato progettualmente l’ipotesi di uno sviluppo turistico sociale possibile con Lorenzo Nicodemo (Delegato CNIFP) sino al versante marino su Praja e l’Isola di Dino. Dunque, ecco che si materializza addirittura una realtà istituzionalizzata, non soltanto simbolica, con una Associazione Nazionale tra tutti i comuni detentori di “ponti del diavolo”, nata a Tolentino due anni fa e peraltro molto attiva… Prendendo questo spunto, basta fare una breve ricerca per rendersi conto che l’Italia e disseminata di situazioni territoriali impossibili rese possibili da un compromesso ardito e rischioso, quella del ponte dichiarato diabolico, perché pur senza apparente spiegazione costruttiva, sospeso tra timore ed emozioni, padrone della nostra vita per quel tanto di tempo che ci necessita per attraversarlo, ci consente di attraversare l’Ade e correre incontro al cognito, ma anche all’incognito. Adesso, infine, cominciamo a riflettere su questa Comunità, distribuita in oltre ottomila comuni afflitti da stabilità e burocrazia , che continua a sfidare ed affidare il proprio futuro all’ineludibile passaggio tra mille Ponti del Diavolo, che tengono unito l’usurato, ma straordinario Italico Stivale.

Ruggero Alcanterini

Direttore responsabile de L’Eco del Litorale

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