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Non c’è due senza tre

A proposito di candidature olimpiche, si continua a fare una gran confusione tra candidatura e organizzazione, ovvero assegnazione ufficiale dell’incarico ad organizzare un evento. Questo denota una sostanziale disinformazione, se non ignoranza di base, cosa che ci ha accompagnato nell’ultimo trentennio, da quando Franco Ascani, affiancato poi da Massimo Moratti, s’inventò il progetto di candidatura di Milano per i Giochi estivi -. negli anni novanta – e poi a seguire quelli di Roma per il 2004, 2020 e 2024, salvo quello di Torino per i Giochi invernali del 2006, andato a buon fine. La candidatura di Roma 2004 fu bocciata in sete di votazione al CIO, in favore di Atene. Per le altre proposte e progetti , la storia la conosciamo. Adesso siamo di fronte ad un cambiamento di filosofia, perché anziché privilegiare una città od una regione, si è scelto di accogliere e sintetizzare i piani di tre città (Torino, Cortina e Milano) con il coinvolgimento di quattro regioni alpine (Piemonte, Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige), utilizzando il meglio di ognuna. Questa, almeno, la filosofia adottata dal CONI ieri. Il Governo apprezza lo sforzo ( mentre i sindaci Appendino e Sala danno segnali di disagio nella condivisione) e si riserva di valutare i quattrocento milioni di costi preventivati, rispetto agli ipotetici benefici di quella che per ora è soltanto una proposta di candidatura. Alla fine, chi deciderà per l’appuntamento invernale del 2026 sarà però l’assemblea del CIO, prevista per il settembre del prossimo anno: le possibili probabili concorrenti annunciate sono Calgary per il Canada, Erzurum per la Turchia, Sapporo per il Giappone e Stoccolma per la Svezia. Per la storia, i Giochi Olimpici estivi in Italia si sono disputati soltanto una volta, i diciassettesimi, nel 1960, a Roma. Per quelli invernali invece già un bis con i settimi ed i ventesimi, a Cortina e Torino, nel 1956 e 2006.

Ruggero Alcanterini

Direttore responsabile de L’Eco del Litorale

 

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