Mental: il disagio psichico tra gli adolescenti su RaiPlay. Le vicende di quattro ragazzi con problemi psichiatrici sono gli ingredienti della prima serie italiana che affronta questo disturbo tra i più giovani. Basata sul format originale finlandese Sekasin, diventato un vero e proprio fenomeno cross mediale, si tratta di un coming of age dove le emozioni, i desideri, i vizi e la voglia di spaccare il mondo tipici dei sedici anni sono moltiplicati al cubo. Tra allucinazioni, tossicodipendenza, autolesionismo e voglia di fuggire lontano da tutto, i ragazzi troveranno, però, qualcosa in grado di farli stare bene per la prima volta: un gruppo di amici pronto a tutto. Un ritratto dell’adolescenza, per quanto estremo, universale. Perché, in fondo, chi a 16 anni non si è sentito almeno un po’ fuori di testa?
Mental è una co-produzione Rai Fiction e Stand by me, prodotta da Simona Ercolani, scritta da Laura Grimaldi e Pietro Seghetti e diretta da Michele Vannucci, disponibile in esclusiva su RaiPlay da ieri, venerdì 18 dicembre con tutti gli 8 episodi da 25 minuti in contemporanea.
Protagonista è Nico (Greta Esposito), una ragazza di 16 anni che in testa ha un caos in cui neanche lei riesce a orientarsi: continui attacchi d’ansia, visioni, voci che le parlano… Dopo un forte episodio allucinatorio Nico viene presa in carico da una clinica psichiatrica con una diagnosi di schizofrenia. Lì incontra quelli che saranno i compagni di viaggio di un difficile ma fondamentale percorso di conoscenza e di accettazione di sé: Michele (Romano Reggiani), ragazzo borderline tossicodipendente con un padre ingombrante che non gli lasciano vedere, Emma (Federica Pagliaroli) anoressica autolesionista, esperta del glitter, maestra della manipolazione degli altri, persino dei dottori. È ossessionata dalla gelosia per il suo ragazzo che è fuori, nel “mondo vero”. E poi c’è Daniel (Cosimo Longo) logorroico bipolare, convinto di non avere nessun problema: perfino il gesso che ha alla gamba per lui è solo un modo per tenerlo buono, l’ennesimo tentativo dei medici di controllarlo o farlo impazzire.
Un racconto che mette in luce, attraverso un linguaggio diretto e lontano dagli stereotipi, come la differenza tra loro e gli altri ragazzi non sia poi così marcata, perché – come diceva Franco Basaglia, padre della legge 180 che chiuse per sempre i manicomi – “da vicino nessuno è normale”.
Pensata per un pubblico di giovani tra i 15 e i 24 anni e scritta con la consulenza scientifica della Dott.ssa Paola De Rose dell’Unità di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, la serie punta ad abbattere, attraverso le storie dei quattro protagonisti, lo stigma del disturbo mentale tra gli adolescenti, spesso considerato un problema marginale mentre è molto più diffuso di quanto si pensi: secondo i dati della Società Italiana di Pediatria, infatti, otto ragazzi su dieci tra i 14 e i 18 anni hanno sperimentato forme più o meno gravi di disagio emotivo, che nel 15% dei casi è sfociato addirittura in gesti di autolesionismo. Gli studi del Professor Stefano Vicari, Responsabile del reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, rivelano invece che in Italia il suicidio è la seconda causa di morte tra gli under 20 (peggio fanno solo gli incidenti stradali), la depressione colpisce quasi 1 ragazzo su 10, e l’anoressia – che è la malattia psichiatrica col più alto tasso di mortalità – colpisce l’1% delle ragazze.