Roma e Lazio sono le due squadre della capitale che da decenni danno vita ad uno dei derby più sentiti del panorama italiano. La cornice di pubblico è lo splendido stadio Olimpico, capace di ospitare oltre 60mila persone e in grado di dare una carica extra ai giocatori sul terreno di gioco, interpretando alla perfezione il tanto spesso ripetuto dodicesimo uomo in campo. Nel caso del derby capitolino, si possono ritrovare tante sfide interne al match, a partire dal confronto tra i due allenatori. José Mourinho dall’altro e Maurizio Sarri dall’altro sono agli antipodi come stile di gioco e filosofia di calcio, con il primo abituato a contare sull’estro dei singoli calciatori mentre il secondo maniacale rispetto agli schemi e alla loro ripetizione nel corso della sfida.
Il confronto si ritrova però anche tra gli undici in campo, a partire dagli attaccanti: Romelu Lukaku e Ciro Immobile, il primo nuovo arrivato in forza ai giallorossi e il secondo ormai colonna portante dei biancocelesti. Al momento è troppo presto per fare i primi bilanci stagionali ma è indubbio che nessuno alla vigilia del torneo, sia gli esperti di pronostici che le piattaforme di scommesse per le puntate sulla Serie A o gli stessi tifosi, avrebbe immaginato Roma e Lazio così indietro in classifica dopo 8 giornate, superate in classifica da compagini quali Frosinone, Lecce e Monza.
Al momento l’impatto di Lukaku sui giallorossi e sul campionato italiano è stato devastante ed è sufficiente spulciare qualche dato. Considerando sempre le 8 giornate sopra menzionate, ha messo a referto 5 reti su 6 presenze. Il centravanti belga è il riferimento offensivo che mancava alla squadra di Mourinho, orfana di Tammy Abraham, fuori per la rottura del crociato dal 4 giugno scorso. L’inglese, ad essere onesti, era reduce da un’annata ben al di sotto delle aspettative e probabilmente un rinforzo in avanti sarebbe stato ugualmente necessario, anche a fronte di Andrea Belotti con un inquietante 0 alla voce dei gol messi a segno in Serie A nella passata stagione. Il peso dell’attacco non poteva perciò essere sulle gambe di Paulo Dybala, che per quanto talentuoso ha già dimostrato una particolare fragilità dal punto di vista fisico. Problemi che per ora non sembrano aver sfiorato Lukaku, già decisivo in zona gol e perfettamente inserito all’interno dei meccanismi della Roma.
Immobile è in forza alla Lazio dal 2016 e da quel momento non ha lasciato il ruolo di centravanti titolare dei biancocelesti. La stagione 2016/2017 è stata ottima dal punto di vista realizzativo, con ben 23 centri (e 4 assist) su 35 partite disputate. L’annata successiva si è addirittura superato con 29 marcature in Serie A. Dopo una leggera flessione, il vero fiore all’occhiello della carriera, fino ad ora almeno, con 36 reti e vincendo così la scarpa d’oro, il premio conferito al miglior marcatore nei principali campionati europei. L’ultima stagione, tuttavia, è stata tra le peggiori in quanto a realizzazione con sole 12 reti messe a segno su 31 presenze e anche nel campionato in corso la situazione non sembra migliorare, con soli due centri sulle prime 7 presenze stagionali. Una flessione evidente che apre necessariamente a nuovi interrogativi in casa Lazio, in particolare se sia una punta adeguata al gioco voluto e proposto da Sarri.
L’attaccante ideale per il tecnico toscano, infatti, è colui che non taglia semplicemente in profondità ma copre l’area anche in orizzontale, aspetto su cui il centravanti napoletano fatica. I nodi però sono venuti al pettine ora che l’assenza di Milinkovic-Savic, che non ha saputo rifiutare le sirene arabe estive, ha imposto un necessario cambio di passo proprio a partire dal centrocampo biancoceleste. Un modo diverso di dar avvio alle azioni offensive che trovano più ampio sbocco lungo le corsie laterali, non a caso il riferimento offensivo è sempre più spesso Luis Alberto, in grado di svariare maggiormente davanti. Il periodo negativo per Immobile è tale anche nella nuova Italia targata Luciano Spalletti. Il mister di Certaldo ha scelto di puntare sull’attaccante laziale, facendolo capitano, in occasione del primo match contro la Macedonia del Nord. La centralità è però durata l’arco dei 90 minuti del match: già alla partita seguente il CT gli ha preferito un attaccante in grado di muoversi maggiormente nel reparto avanzato, Giacomo Raspadori, già conosciuto da Spalletti ai tempi del Napoli.