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L’identità di genere spiegata ai ragazzi

«Papà, io non la capisco questa cosa dei posti dei maschi e i posti delle femmine – dice Viola -. Perché dobbiamo avere un posto? Non è più bello se tutti vanno dove vogliono?». «Ma tu puoi andare dove vuoi, Viola. Solo, devi mettere in conto che, a volte, qualcuno si sentirà in diritto di dirti che hai sbagliato strada. O che quel posto non ti spetta. Ma tu non glielo devi permettere mai».
Una storia che affonda le radici nell’identità di genere e spiega come nessuno debbe sentirsi ghettizzato nel proprio genere. Dal libro “Viola e il Blu” (Salani), l’autore Matteo Bussola si cimenta nella sua prima trasposizione drammaturgica, scritta a quattro mani con la sceneggiatrice e scrittrice Paola Barbato. Prodotto da Fondazione Aida, lo spettacolo “Viola e il blu” andrà in scena in Prima Nazionale il 10 e 11 novembre alle ore 21 Teatro Modus di Verona (via Re Pipino 3) per la regia di Lucia Messina (già applaudita attrice e performer, affermata per la sua capacità di trovare nuove prospettive di narrazione) e interpretato dagli attori Stefano Colli (classe 1989 ha iniziato la sua carriera artistica a 17 anni affiancando Iskra Menarini, la storica vocalist di Lucio Dalla, all’interno di concerti, trasmissioni televisive e radiofoniche. Ha conquistato il grande pubblico partecipando a The Voice nel 2019), ed Elisa Lombardi, con un lungo curriculum artistico, tra cui spicca la partecipazione a importanti produzioni teatrali come “Mammia Mia” e “Flashdance”, a film sul grande schermo “La casa di famiglia” di Augusto Fornari e la compartecipazione a fiction come “Una pallottola nel cuore” e “Un passo dal cielo”.

«È la prima volta che scrivo un libro per ragazzi e anche la prima volta che affronto una trasposizione drammaturgica – spiega Matteo Bussola, veronese classe 1971 -. Ho accettato questa sfida perchè al mio fianco c’era Paola Barbato, sceneggiatrice di esperienza con cui ho già lavorato a riduzioni drammaturgiche cinematografiche. Il linguaggio teatrale, però, è diverso, perchè bisogna tener conto di una serie di elementi fisici che andranno in scena e dell’assenza del narratore extradiegetico. Nel cinema non si lavora a camera fissa come in teatro, quindi per me è stata un’esperienza istruttiva».

Protagonista della storia è Viola, una bambina che gioca a calcio, sfreccia in monopattino e ama vestirsi di Blu. Viola i colori li scrive tutti con la maiuscola, perché per lei sono proprio come le persone: ciascuno è unico. Ma non tutti sono d’accordo con lei, specialmente gli adulti. Tanti pensano che esistano cose “da maschi” e cose “da femmine”, ma Viola questo fatto non l’ha mai capito bene. Così un giorno decide di chiedere al suo papà, che di lavoro fa il pittore e di colori se ne intende. È maggio, un venerdì pomeriggio, il cielo è azzurrissimo e macchiato di nuvole bianche, il papà è in giardino che cura le genziane. Le genziane hanno un nome da femmine, eppure fanno i fiori Blu. Però ai fiori, per fortuna, nessuno dice niente.

«Nascere in un corpo maschile o femminile non implica che sia tracciato un solco da cui non si può uscire e che sia già indicata la strada di interessi, hobby e passioni – precisa Paola Barbato -. Basta guardare il percorso di Giorgio Misini», primo campione d’Europa con l’oro conquistato nel solo tecnico maschile del nuoto sincronizzato. «Sarebbe il momento di superare le ghettizzazioni di genere e guardare oltre». Riguardo alla forma, «nel testo teatrale di “Viola e il blu”, abbiamo fatto un lavoro accurato sulle simbologie- continua Barbato -, perchè a teatro non è solo sufficiente dire una cosa, piuttosto è necessario trovare un escamotage affinché il pubblico riesca a vederla, oltre che sentirla. Abbiamo ridistribuito il contenuto in termini di tempi e di spazi, ragionato sulla funzionalità degli oggetti di scena e sulla cromaticità. È stato un grande gioco di equilibrismo».

Dopo l’adattamento cinematografico di “Notti in bianco, baci a colazione”, la coppia d’arte Bussola-Barbato si è cimentata in questo capolavoro di letteratura d’infanzia, per poi passare all’adattamento a quattro mani del quarto libro di Bussola “L’invenzione di noi due” che avrà come set privilegiato proprio la loro città: Verona.
Sessanta minuti di narrazione, ritmo, colore e profondità, svelati nella poliedrica stagione 2022/23 di “Modus, il salotto fuori casa”.

 

Più info su www.fondazioneaida.it

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