Da ieri, riecheggia nelle nostre orecchie una nuova definizione del linciaggio, quella di “pestaggio da stadio”, usata dal pubblico ministero Giovanni Musarò nell’arringa del processo bis contro gli autori delle gravissime lesioni a Stefano Cucchi, morto nel 2009. Ecco, si fa avanti l’idea che i peggiori soggetti, capaci di ogni nefandezza, siano proprio coloro che da decenni avvelenano i pozzi della disciplina sportiva più popolare, il calcio. Bene, si fa per dire, ma allora recuperiamo concetti, linguaggio, metafore, iperboli e paradossi sul gioco del pallone in senso positivo, se possibile. Ed è possibile, anzi necessario, per dare significato, scatenare flussi adrenalinici a sostegno dell’unica cosa per la quale dobbiamo emozionarci ed attivarci, per il bene supremo della sopravvivenza, prima ancora che per una migliore e diversa qualità di vita, concetto divenuto adesso snob. Se la casa brucia non possiamo pensare di usare le pattine per non sciupare il parquet… Adesso che la casa comune è davvero a rischio, bisogna sporcarsi le mani, oltre che i piedi e bisogna avere la determinazione necessaria per spazzare via i sofismi, che nascondono le vere cause del disastro ed i colpevoli collusi con i satrapi detentori di irsuti evidenti interessi. L’elitaria assemblea dell’ONU si accinge ad affrontare il problema ambientale nella sua globalità, nella sua drammaticità, ingessata nella forma e nella sostanza, incaprettata con la vessatoria pratica del veto, dalla suicida visione negazionista di chi pensa a salvare l’economia del fossile e dei suoi mefitici derivati, rinviando da decenni il ravvedimento operoso che forse non ci salverà dal giudizio universale, dalla catastrofe senza appello, perché tardivo, oltre il limite estremo di ogni ragionevole dubbio. Intanto, però, le piazze del mondo raccolgono fiumane, moltitudini di inermi, soggetti sacrificali, rappresentanza dell’umanità suicida, tal quale quella falciata dalle guerre e dalle pestilenze, dal nucleare e dal chimico, dal degrado fisico e morale, dall’integralismo e dalla criminalità nelle sue infinite declinazioni. Avvertiamo sommesse proposte di cambiamento, invece che radicali decisioni, di brusche inversioni di marcia. L’energia pulita per i più è di fatto ancora un tabù, un bene inaccessibile a causa dell’egoismo di pochi, che giocano sporco. Ecco, dunque, l’esigenza di gioco pulito, di far crescere il consenso della consapevolezza, il grido di allarme dal profondo, la rivolta delle coscienze, la mobilitazione di chi meglio rappresenta le future generazioni, ovvero i bambini, gli adolescenti, le ragazze ed i ragazzi che ancora non hanno ferite e cicatrici, maturato vizi e cinismo, sfiducia e rassegnazione, odio e perversioni, ma diversamente dispongono dell’entusiasmo dell’appartenenza alla vita, alla bandiera ed ai colori di una squadra planetaria che non può avere alternative, costretta alla vittoria e quindi sostenuta da uno straordinario, incommensurabile, insuperabile “tifo da stadio” per la salvezza di Gaia, noi immeritevoli compresi.
Ruggero Alcanterini