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SE LE STELLE NON STANNO A GUARDARE, DALLA TRANSIZIONE ECOLOGICA A QUELLA ETICA

Quando penso al fenomeno 5 STELLE, penso allo straordinario “architetto” che le aveva generate e a chi come lui aveva lasciato per altri versi il segno, come Gaudì con la sua incompiuta Sagrada Familia. Mi riferisco dunque al geniale Gianroberto Casaleggio, che aveva avuto l’intuizione e il coraggio di dare vita ad un Movimento visionario, avviato con determinazione verso il nuovo e il diverso anni fa, non tanti, quando – annichiliti i partiti storici – tutti erano avvitati, come ancora sono, su formule superate, sotto schiaffo della burocrazia e quindi della giustizia, piuttosto che dell’economia speculativa, quella padrona. Con un brand semplice, scontato, banale al limite della ovvietà per il concetto di qualità, una piattaforma informatica e una cabina di regia gestita da lui stesso, con il concorso di un dissacratore come Beppe Grillo, artista dello sconcerto, il miracolo si era materializzato con l’impennata verticale dei consensi, con la immissione nel contesto istituzionale di un esercito di esordienti nelle aule parlamentari e in molte città simbolo del Bel Paese, tra cui Roma e Torino con due Sindache, sull’onda di un consenso con percentuali senza precedenti. Ricordare che l’Uomo Qualunque, dopo la Seconda Guerra e Forza Italia, dopo il naufragio giudiziario della Prima Repubblica, avevano affondato le loro radici nel terreno della inconsistenza, affrontando vulnus ideologici e la debolezza di partiti reinventati e rigenerati, non serve. Il dato di fatto è che oggi, ci troviamo di fronte all’imponderabile generato dalla prematura scomparsa di Casaleggio padre, dalla ripartenza con una leadersphip meramente tecnica, quella di Giuseppe Conte, giunto alla sue terza esperienza di garante, dopo aver mediato per i Governi Giallo Verde e Giallo Rosso. Adesso, al riparo da crisi parlamentari ed elezioni anticipate per via del semestre bianco a tutela delle elezioni per il Presidente della Repubblica, questa crisi d’identità – che attraversa la formazione politica con il maggior numero di parlamentari eletti per questa Legislatura – viene vista come opportunità di possibile vantaggio nel breve da parte di chi non capisce che l’orientamento dei consensi subirà comunque una pesante trasformazione percentuale, non appena si andrà al voto politico, più o meno in coincidenza con la conclusione del ciclo pandemico, che avrà una inevitabile inesorabile coda con sconvolgimenti del sociale e drastici cambiamenti di sistema.
Credo che il Capo del Governo comandato, Mario Draghi, nell’affrontare la necessaria progettazione della Rinascenza, piuttosto che della semplice ripartenza, dovrà porsi il problema di sbaraccare una quantità di incongrue, se non indegne resipiscenze dal non vago aspetto parassitario, legate a visioni burocratico clientelari, se non di fatto criminali, perché ogni abuso, ogni diritto negato rispetto al principio del merito e dell’effettivo bisogno, ogni spreco, vanno nella direzione contraria al giusto e all’opportuno. Forse, come ho già auspicato tempo addietro, quando di Draghi non girava nemmeno l’ipotesi, bisognerebbe fare tesoro di questa forzata tregua istituzionale per impinguare il manipolo di sapienti coraggiosi con cui reimpostare il futuro italico e fare ancora di più, rispetto a quella che viene considerata a ragione la via maestra, quella della “Transizione Ecologica”, con tanto di super dicastero dedicato, ovvero mettere mano alla “TRANSIZIONE ETICA” del nostro Paese, affinché il cambiamento e la rinascita avvengano in condizioni culturali idonee, se non indispensabili.
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