– Lui, il professore di fisiologia nella Reale Università di Torino, Angelo Mosso, nel 1903 dava alle stampe una delle sue straordinarie opere, forse la più preziosa, titolata “banalmente” con la celebre affermazione di Giovenale nella sua decima satira. Altro volume della mia biblioteca, nella disponibilità del Centro Documentazione e Ricerche “Altis” del Comitato Italiano fair Play, una delle diciannove straordinarie realtà “benemerite” del CONI. Dunque, Angelo Mosso, per il quale io nutro da sempre una autentica venerazione e che considero uno degli uomini chiave della storia dello sport e dell’attività motoria in Italia, alla stregua di De Sanctis, Ferretti e Zauli. Questa opera ancora assolutamente moderna, con allegati relativi alla “nuova“ Legge del Ministro Gallo sull’educazione fisica (1898) e il Corso Magistrale di E. F. nella Università e nella Società Ginnastica di Torino (1902) è al contempo un trattato di filosofia dell’attività motoria, di cultura dell’educazione attraverso lo sport e una panoramica nel tempo e nello spazio sulle diverse realtà intercontinentali. Un autentico scrigno di straordinarie informazioni e di approfondimenti culturali che ritengo dovrebbero essere alla base di ogni fase cognitiva per coloro che si occupano di sport. Davvero un ulteriore esempio, di come il nostro Paese abbia avuto intuizioni, anticipato scoperte, inventato formule, creato fantastiche opportunità di sviluppo ed evoluzione, per poi trascurarle sino a dimenticarsene. Ecco, per me Mosso dovrebbe essere ascritto d’ufficio, dal nostro movimento a membro onorario alla memori, tra i benemeriti delle benemerite. Sono talmente tante le perle contenute nell’opera del Professore, che non mi resta che sceglierne una dedicata agli adolescenti, in ideale successione con Vergani e Ambrosini: …”Nulla è tanto contrario alla natura umana, quanto il tenere tre o quattro ore di seguito dei fanciulli immobili ai banche di scuola, comandando loro di pensare. I ragazzi sentono potentemente l’impulso che li spinge al moto, e solo la distrazione può salvarli dallo strettoio, e farli resistere alla vite inesorabile della disciplina che cerca di spremere il loro cervello. … Infatti non sappiamo dire perché i divertimenti che ci piacevano tanto quando eravamo bambini, o fanciulli, perdano la loro attrattiva col crescere dell’età. … è l’eccesso di energia che aveva già descritto Schiller nelle sue lettere sulla ” educazione estetica dell’uomo “ e nella poesia al fanciullo che gioca : Scherza o caro innocente ! Ancor se’ cinto / Dall’Arcadia serena, / E segui di Natura il solo istinto / Al tuo vigor non furo / Poste ancora catene. “