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‘’Le Banksy Rouge’’ servizio di Mario Soldaini

 

E’ quasi fatta, il battitore ha appena battuto il martelletto, l’opera di Banksy è stata aggiudicata alla cifra di un milione e duecentomila sterline, un momento…che succede?

Sembra quasi l’istante in cui gli animi confusi si prevaricano nelle pellicole di Buñuel, in cui per un secondo, spiazzati dal presente, si perde l’orientamento e si naufraga senza riferimenti.

In qualche modo è quello che è successo durante l’asta di Sotheby’s a Londra, lo scorso Venerdì 5 Ottobre. Aggiudicato il quadro, la ‘’ragazza con palloncino rosso’’, forse azionata da un comando a distanza o da un sistema interno al quadro, ha iniziato a sfilettarsi, come in un trita carte, di fronte agli occhi impietriti di tutti o quasi. Ma cosa vuol dire questo gesto?

 

Dobbiamo partire dall’inizio di questa storia, da cosa rappresenta quel quadro per arrivare solo dopo al gesto.

La ‘’Ragazza con il Palloncino Rosso’’ negli anni ha assunto infatti quasi l’idea di feticcio, utilizzata e abusata, per la pace o contro la guerra, ovunque il suo venir posta le ha dato valore, nello spazio e nell’economia dell’arte. Il suo essere rappresentata e rappresentazione l’ha tolta dalla strada per darle un tetto molto più imponente ma sicuramente meno potente.

Proprio quella ragazza disegnata, che insegue un’utopia discostante, poco prima che fosse chiusa nella casa di un cittadino privato, ha infatti ricordato lo scopo per cui era nata, quello di non avere scopi oltre che se stessa.

 

Con questo non si vuole certo dire che la ‘’street art’’ debba rimanere fuori dai musei, ma sicuramente deve tenersi lontana dalle case d’aste. In fondo un’ opera che nasce povera può assumere valore anche d’immagine, di fronte agli stessi occhi moltiplicati che la guardano esterrefatta, ma non deve dimenticare di poter essere dimenticata. Poiché la conoscenza in qualsiasi posto o angolo remoto che sia, veritiero o menzognero, dura solo un minuto, nulla più e quel minuto è il tempo in cui i primi occhi possono guardare una bambina perdere il proprio palloncino per sempre. Un tempo che divampa , s’allarga e restringe improvvisamente per poi scomparire.

Quel palloncino e quella bambina non sono un quadro e neanche prezzo, ma come quell’odiosa freccia di Gibran, non appartenendo a nessuno, esse esistono per quello che devono esistere, su di un muro o per terra, esse sono quello che devono rappresentare e poi fuggono eteree ed effimere come è giusto che sia.

Hegel ci parla di un necessario rapporto servo-padrone, soggetto oggetto, essere e non essere. Per continuare o per iniziare ad essere padroni anche di noi stessi prima che della natura, si deve avere il coraggio di uccidere l’altro, di essere indipendenti, autocoscienti.

Banksy lo fa, non teme neanche se stesso, uccide e sopprime ‘’sua figlia’’, che in questo modo vivrà di più accarezzando la morte, lontana da una casa d’aste ma dentro questa, come operando una nitida chiarificazione del concetto e del termine, del significante e del significato. Bansky o la sua opera, da servi quali sono diventati, ritornano ad essere padroni di se stessi in quel circolo dell’essere oggettivamente sensato.

Sono ora padroni dei servi che erano diventati, l’immagine continua a vivere, morta in qualche senso e viva nella persona di artista. Ancora una volta, l’opera è Banksy.

Se infatti libertà è scontro e presa di coscienza, quel palloncino non racconta più la pace come molti hanno detto e creduto, ma da qualche giorno racconta la guerra, racconta la sua libertà, la sua condizione di nonpiùbruco, la rende seppur per pochi attimi, una bellissima farfalla.

‘’Si vis pacem para bellum’’ caro Banksy e tu questo, lo sai bene.

Adesso l’arte è tornata ad essere in mano allo spettatore: ’’Ogni opera è fatta per gli altri’’ ci ricorda Marc Augè, è il caso allora che Banksy si dimentichi della sua opera e lasci solo chi può apprezzarla davanti a questa, ora infatti la strada è entrata nella casa d’aste, e lo ha fatto nel migliore dei modi. Tra qualche tempo, come ha fatto la scorsa settimana, Banksy potrà tornare a guardare la sua storia, la sua opera, all’interno della cornice che ci sarà o che non sarà. Potrà ridare un valore a ciò che ha costruito o potrà non tornare per lasciare tutto nella sola memoria. Infatti diciamo che ’’ l’opera meglio riuscita è quella che sfugge al proprio autore’’ e ciò doveva tornare ad essere tale. Non può certo essere l‘autore o la strada a fuggire ad un’opera del genere e questo venerdì scorso è stato ricordato in modo magistrale e sicuramente scenografico. Banksy è uno scenografa, e questo ‘’non è che un debutto’’, un’arte in continua evoluzione, raffinata e terribile, vicina e lontana.E’ Pascal nel ‘’ Ballon Rouge’’ di Lamorisse, un bambino che cresce fino a volare, proprio tra i colpi di fionda che uccidono il suo palloncino rosso, la sua arte, se stesso. Va-t’en ballon! Va-t’en ballon!

Mario Soldaini

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