Lasciare andare, il nuovo romanzo di Max Deste. Dal primo marzo 2024 in tutte le librerie.
Una storia dolce, drammatica, ricca di colpi di scena. Un’immersione profonda nel disagio giovanile e di conseguenza nell’infelicità degli adulti, fino a risalire in superficie attraverso l’arte e la bellezza.
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Ci spieghi come si interconnettono il tuo ultimo album e il tuo libro di recente uscita?
Terminato di scrivere “Lasciare andare”, il romanzo in versi uscito in questi giorni, ho avuto l’ispirazione per scrivere nove poesie come omaggio al protagonista della storia, un adolescente che inizia a scrivere un diario poetico per farsi compagnia e per per stare meglio. In seguito ho messo in musica questo nove poesie, e di conseguenza l’album “Omaggio la poeta”, uscito in anticipo lo scorso novembre.
Per questo motivo, quest’opera musicale funge da colonna sonora. Con esso provo a mettere in scena alcune delle emozioni del protagonista della libro, e più in generale propongo una sorta di inno alla poesia e al genere poetico, in un periodo in cui l’intelligenza artificiale sembra diventare sempre più dominante, al punto di copiare anche le opere d’arte, e pure la poesia stessa.
Disagio giovanile. Quanto è importante oggi parlare di questo tema con il fenomeno crescente delle baby gang?
Il protagonista del romanzo si trova confrontato a tutta una serie di problemi, tra i quali la solitudine e il bullismo. Credo che per questo tipo di persone sia molto difficile parlare della loro situazione, pertanto è certamente importante accendere i riflettori su tutti quei fenomeni che in un qualche modo alimentano questi disagi. Le baby gang ne sono uno.
Quanto è cambiato il mondo per questi giovani dai tempi in cui siamo cresciuti io e te Max, noi pienamente adulti?
Direi radicalmente, siamo confrontati con mondi completamente diversi. Noi passavamo il tempo all’aperto, da mattino a sera. I nostri genitori dovevano venire a prenderci. Ora vedo sempre più giovani inchiodati al loro smarthphone, magari in una giornata di sole, cioè una cosa impensabile ai miei tempi. Sicuramente loro sono più bombardati dalle suggestioni esterne, e per questo motivo rischiano di essere più distratti. Infine, per loro tutto è molto più veloce. Noi veniamo da un’epoca in cui tra scrivere una lettera e ricevere una risposta potevano passare anche settimane. Ora se non rispondi entro pochi minuti, c’è un problema…
Nelle prossime settimane saranno 30 anni dalla morte di Kurt Cobain che è stato oltre che un grande musicista anche un grande scrittore di testi. Kurt Cobain venne a conoscenza per la prima volta del lavoro del poeta beat William S. Burroughs mentre era al liceo e la scrittura di Burroughs iniziò a influenzare il suo modo di scrivere canzoni come si dice su internet. Quanto è stato importante Kurt Cobain per i giovani di allora e quanto può “trasmettere” ai giovani di oggi?
Credo che se dopo 30 anni si parli ancora di Kurt, un motivo ci sarà. Anche per me è stato rivoluzionario. Mi ricordo il giorno in cui uscì il videoclip di Smell like teen spirits su MTV. Da subito si capì che c’era qualcosa di nuovo, di estremamente coinvolgente. E mi ricordo anche perfettamente il giorno in cui annunciarono la sua morte. Fu una notizia che scosse tutti. Aveva certamente da dare ancora molto alla musica. Ad ogni modo, il suo rock aveva la capacità di arrivare a tutti, strofa ritornello, strofa ritornello.
Con questa nuova opera Max Deste racconta il disagio giovanile prendendo l’esempio del protagonista della vicenda narrata, un adolescente in crisi che trova un rifugio nella lettura dei classici della letteratura. Quali sono stati per te i classici della letteratura nei quali trovare rifugio da adolescente… per me i primi furono Moby Dick, Dracula e Frankenstein oltre che le opere di Mallarmè, Rimbaud e Baudelaire etc…..
Ne ho letto molti, tutti hanno contribuito a farmi crescere. Penso però che alcuni siano stati più importanti di altri, o comunque credo che abbiano segnato il passaggio da una fase all’altra della mia esistenza. Penso ad Asimov verso i 10 anni, Baudelaire a 14 anni, Hesse a 16, i romanzieri russi a 20, e poi Milton, Dante e Blake durante gli studi universitari. Ma lista, ripeto, è molto lunga.
….uno scrittore per me è una sorta di ingegnere della parola….cosa pensi di questa mia frase?
Mi piace, perché sottolinea l’importanza di ogni singola parola in una struttura, che sia una frase, un paragrafo o un capitolo. Mi permetto magari di aggiungereche le parole sono magiche, quindi che l’ingegno arriva solo fino ad un certo punto, poi serve l’intuito, o se vogliamo il genio..
Oggi il femminicidio è un tema tragicamente attuale. Quale è il compito della musica o della scrittura nei confronti di questo fenomeno? Come arginarlo? Quali i rimedi possibili?
Più in generale, credo che ci sia un legame tra l’avere difficoltà nell’esprimere emozioni, sentimenti e pensieri attraverso le parole e i conflitti tra persone. Poi, quando questi conflitti avvengono tra uomo e donna, subentrano certamente anche altre aspetti, che meriterbbereo uno spazio maggiore per essere affrontati in modo non superificiale. Nel nostro piccolo, noi artisti, credo che abbiamo il compito di accendere i riflettettori su queste situazioni opache.
Per finire la nostra chiacchierata, parlaci dei tuoi eventuali progetti futuri….
Ho diversi cantieri aperti, sia sul piano musicale, come cantautore solista e in un altro progetto con un violoncellista, sia come scrittore, con un nuovo romanzo che uscirà tra un paio di anni, forse anche meno, vari racconti, e una raccolta di poesie, già pronta, manca solo l’editore…