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‘Generazione S’ e l’elogio della normalità, da Sanremo ai social è ‘One Sinner Show’

(Adnkronos) – Dopo la vittoria in cinque set su Daniil Medvedev e la conquista degli Australian Open, Jannik Sinner è entrato nel cuore degli italiani e non solo, diventando il primo vincitore negli ultimi dieci anni a Melbourne Park che non fosse uno tra Novak Djokovic, Rafael Nadal o Roger Federer, lanciando, dopo la generazione Z, la 'Generazione S' quella di giovani dediti al lavoro che vogliono emergere, diventando campioni ma restando anche persone normali. Sinner nella sua tre giorni romana ha incontrato i vertici del governo, la stampa, la gente comune e oggi incontra il Presidente della Repubblica e in ogni momento, parola, gesto, ha dimostrato la 'normalità' di un campione sul campo e di una persona a soli 22 anni, già adulta, che pensa al proprio futuro come un manager e nello stesso tempo come un impiegato della racchetta. Al ritorno in Italia l'azzurro non è tornato a casa sua a Sesto per un motivo preciso. "E' successa una tragedia a Sesto, un incidente con tre morti. Non sono tornato a casa per questa ragione, è un momento davvero difficile. Non saprei come reagire, fare una festa lì non è assolutamente il caso", ha spiegato Sinner nell'incontro con la stampa a Roma nella nuova sede della Fitp. Sinner ha affrontato tutti gli argomenti con assoluta serenità, una elogio della sua normalità. Il giovanissimo campione ride, scherza, si imbarazza e si aggiusta i capelli rossi come le carote che il presidente Binaghi vuole piantare nel giardino della nuova sede. Passa dall'italiano al tedesco, all'inglese ("l'inglese lo capite no?"), non si scompone e non si sente "un supereroe", una sorta di Clark Kent che si trasforma in Superman, come ha detto Alberto Tomba che di successi se ne intende. Misura gesti ed espressioni, ma piazza sempre il dritto vincente anche alle domande più scomode, da Sanremo "faccio il tifo da casa. E' un evento bello ma sto facendo qua due giorni e poi l'Australia è finita. Guardo in avanti, quando dovrei andare a Sanremo sarò già a lavorare, non ci andrò'', alla questione legata alla sua residenza a Montecarlo "la cosa più bella è che ci sono tanti giocatori con cui ti puoi allenare, strutture perfette, diverse palestre, campi buoni, mi sento a casa, sto bene lì, ho una vita normale, posso andare al supermercato senza problemi'', fino ai social. "I social non mi piacciono perché non è quella la verità. Dico semplicemente di stare attenti. Provo ad usarli molto poco sto vivendo felice e meglio senza, sto bene e continuerò così''. E' un 'One Man Show', come lo ha definito Binaghi o meglio un 'One Sinner Show'. Un'ora precisa di botta e risposta con giornalisti e telecamere. "Credo la vita che sto vivendo è fatta di situazioni. Io avuto un però nella mia testa due anni fa, ho fatto una scelta che all'inizio sembrava folle, mi sono buttato nel fuoco. Non è detto che fosse la mossa giusta. Ovviamente dietro di me ci sono persone che mi aiutano, io devo essere bravo a capirle, ma sono io che scelgo", ha detto parlando del suo Team e delle scelte che ha deciso di fare. Infine torna sui genitori e l'elogio dopo lo Slam vinto. "Quando si vince hai la possibilità di ringraziare tutti. Ma la cosa negativa è che ci sono tante persone fuori casa dei miei genitori, mi sa che ho fatto un casino…". Non si tira indietro neanche sui suoi obbiettivi e il sogno Olimpico. "Voglio giocare meglio gli Slam. Il primo meglio non poteva andare…", spiega sorridendo. "Ogni torneo si va a caccia di titoli. Il n.1 Atp? La pressione è un privilegio. Io e il mio obiettivo stiamo lavorando per inseguire i nostri sogni. La cosa più bella è tornare in campo e lavorare. Cosa mi riserverà il futuro non lo so. Le Olimpiadi? Sono curioso di vivere quel momento assieme a tutti gli atleti. Sarà uno dei tornei più importanti dell'anno. Portabandiera a Parigi? Non so, non ci sto pensando". Un campione senza paura. "No, non direi che ho paura. Nella mia testa è sempre una partita di tennis. Se una cosa la faccio bene ok, ma se una volta non faccio bene una cosa pazienza, se il tuo avversario è più bravo di te va bene, gli dai la mano e vai avanti alla prossima sfida. Io vivo un po' così, ma senza paura". —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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