A volte tutto sembra già scritto, diciamo per quello che definiamo a vario titolo destino. E’ pur vero che la casualità a volte soffre di troppe coincidenze per essere considerata un fattore erratico nel nostro divenire, ma se ci pensiamo bene, se riflettiamo, facciamo mente locale, ci accorgiamo che forse nulla avviene per caso, che tutto ha un perché e se non arriviamo a darci delle risposte, soltanto allora ci diamo dentro con la fantasia. Ad esempio, due giorni fa, quell’evento comunque straordinario degli Stati Generali dello Sport al Foro italico non è capitato per caso, né per una scadenza protocollare, ma per la situazione emergenziale creatasi con l’articolo 24 del “Contratto di Governo”, che ha determinato il 48 della Legge Finanziaria per il 2019, quindi l’occasione per misurare la pressione al movimento sportivo, sino al 2018 esclusivamente in capo al CONI e al CONI Servizi SpA. Come già ricordato , si è trattato sostanzialmente di una opportunità forse preliminare, propedeutica ad una eventuale vera riforma della materia sportiva, che rappresenta da sempre il tema di fondo dell’impegno ideale per tutti coloro che allo sport hanno guardato e guardano come ad un fenomeno metaforico di valore indispensabile ed insostituibile, men che meno distratti dalla sua spettacolarizzazione. Quando nel 1994 ci riunimmo nel Waldemar Castle sull’Isola di Svendborg in Danimarca per concepire la International Sport and Culture Association (ISCA) nata poi formalmente con il Congresso fondativo a Copenhagen nel 1995, i presupporti erano quelli della cultura popolare , da cui i giochi tradizione nella logica della ricreazione e della festa, secondo comportamenti che gli umani sin dalla notte dei tempi, passando per l’esaltazione in Olympia, attribuivano all’essere diversi da qualunque altra cosa in natura, sino al riconoscimento della dimensione divina in Zeus Olympico. Quando nel 1996 facemmo irruzione nella sala conferenze del CIO – forti del disco verde del Presidente catalano Juan Antonio Samarach – per presentare il “SESTO CERCHIO”, partorito in occasione del Congresso dell’AICS e condiviso con i danzatori della sartana nel Velodromo Olimpico di Barcellona per il Festival della Confederation Europenne Sport Santè, presieduto da Rafel Niubo, il tema era quello della “Universalità dello Sport per Tutti” in nome della salute e della cultura. Oggi, quella intuizione che vede in Danimarca il Paese simbolo di una sintesi perfetta, dove la ginnastica generale , nella Danish Gymnastik Histadrut DGI, sembra ispirare buona parte del mondo con 96 Paesi, 239 associazioni nazionali e 60 milioni di persone coinvolte all’insegna di un logo pitagorico e nella filosofia dello “Joyful Spirit”, lo stesso che ispirò la parola diporto a Boccaccio (da cui sport). …” Io vo’ con teco partir queste pene, Se dar non posso a tua noia conforto, Perciocchè coll’amico si convene. Ogni cosa partir, noia e diporto”.
Ruggero Alcanterini