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ECO MEMORABILIA DEL DIRETTORE Ruggero Alcanterini 9 FEBBRAIO 2016

Di Ruggero Alcanterini

 

 

Tornando a COMUNICARE LO SPORT e ai “Buoni Maestri”, che hanno indicato la via luminosa del giornalismo sportivo, voglio recuperare alcuni elementi su cui ho basato il mio intervento conclusivo, il 4 febbraio, volto ad enfatizzare il ruolo di chi si occupa del’informazione sportiva, sin dalle sue origini, respingendo , anzi ribaltando il concetto che lo scrivere di sport lo sia “per sport”. Basta essere attenti e dotati di minima conoscenza del nostro divenire culturale, per capire che semmai occorre avere un impegno maggiore ed una più profonda conoscenza dell’uomo nelle sue diverse declinazioni e della sua stessa storia, che da migliaia di anni si esalta superando le conflittualità reali con quelle virtuali del gioco, che diviene occasione per il rispetto delle regole e delle convenzioni universalmente accettate. Direi che occuparsi del fenomeno sportivo richiede addirittura la sapienza dell’antropologo e per questo, uno per tutti, chiamo in causa il danese Henning Eichberg, che con le sue ricerche determinò nel 1994 l’idea di Sport, come sintesi emblematica della cultura popolare e quindi la nascita della International Sport and Culture Association, di cui mi onoro di aver concorso al concepimento. Volendo lasciare agli dei quello che era degli dei, quindi senza scomodare Omero, Pindaro e Virgilio, io ho pensato di cominciare andando a tirare il mantello a Giovanni Boccaccio e Dante Alighieri, autori trecenteschi l’uno della parola “diporto”, da cui “sport” e l’altro della prima citazione di una corsa podistica, quella del Palio del drappo verde:“Poi si rivolse e parve di coloro / che corrono a Verona il drappo verde / per la campagna. E parve di costoro / quelli che vince non colui che perde”…

 

 

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