La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte di Appello di Firenze, per il risarcimento dei danni di amianto nello stabilimento di Rosignano Solvay. E’ la prima sentenza passata in giudicato contro la Multinazionale.
Gli Ermellini hanno rigettato il ricorso della Solvay Chimica Italia S.p.a. che ha contestato ben due sentenze a favore di un operaio che aveva contratto placche pleuriche e ispessimenti da amianto, per meno di 3mila euro di risarcimento. Ora l’azienda sarà costretta a pagare anche tutte le spese legali. È la storia di V.S., 71 anni, che nel 2007, dopo aver lavorato per 32 anni come operaio in officina meccanica e in officina calderai nello stabilimento di Rosignano, si è ammalato di una patologia asbesto correlata, causata, cioè dall’esposizione ad amianto. Nel procedimento di primo grado è stato dimostrato che l’operaio è stato esposto ad amianto, prima nell’officina meccanica “calderai”, quale montatore e tubista (dal 1974 al 1983), e successivamente nel reparto sodiera (dal 1983 al 2005, anno di pensionamento).
Entrambi gli ambienti lavorativi erano privi di separazione degli ambienti, e quindi vi fu una esposizione diretta, indiretta e per contaminazione dell’ambiente lavorativo, e soprattutto, per i calderai/tubisti, i livelli espositivi erano elevati anche quando questi operai si recavano in altri reparti. In questo contesto lavorativo, in tempi anche vicini al pensionamento, le attività lavorative, anche di scoibentazione delle vecchie tubature con amianto, furono svolte in assenza di informazione sulle condizioni di rischio e di dotazione di maschere con il grado P3.
“Questa sentenza è storica perché la Solvay, non solo ha sempre negato l’uso dell’amianto e che ci possano essere stati dei danni per la salute per i suoi dipendenti, ma ha continuato a negare i diritti di quelli esposti che hanno contratto patologie absesto correlate – dichiara l’avv. Ezio Bonanni, presidente Osservatorio Nazionale Amianto – “finalmente, queste tesi sono state definitivamente smentite, ed anche la multinazionale Solvay che spesso ha goduto di sovvenzioni pubbliche, vede ora la sua condanna in Cassazione”. “Un accanimento giudiziario che non si giustifica. Il fatto che Solvay abbia utilizzato amianto è un dato oggettivo e non contestabile, anche in ragione di decine e decine di operai che sono deceduti tra coloro che hanno lavorato nello Stabilimento – prosegue Bonanni, che ha anche assistito legalmente l’operaio, che aggiunge – “straziante la storia di Romano Posarelli, per il quale vi fu identica condanna per il decesso in seguito al cancro del polmone. La nostra sede di Rosignano Solvay ha assistito ed assiste da circa 15 anni molte delle vittime ed i loro familiari”.
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