Ieri ho avuto un sussulto nel sentire il cognome Ganna, oro dell’inseguimento ai mondiali di ciclismo sulla pista olandese di Apeldoorn. Sì, perché io sono affascinato dall’idea dei corsi e dei ricorsi, ma consapevole che difficilmente si ripetono negli stessi termini e comunque che i nomi dei personaggi coinvolti hanno lo stesso cognome, salvo che non si tratti di dinastie regnanti. In questo caso, il sangue dei protagonisti non è blu ma comunque cambia solamente il nome, da Luigi a Filippo, rimanendo il Ganna, mitico se associato al Campione che nel 1909 vinse la prima edizione del Giro d’Italia, dopo essersi aggiudicato la Milano – Sanremo. Prima di passare professionista con la Bianchi e comporre lo storico trio dei “Moschettieri” con Pavesi e Galletti, faceva il muratore e per andare a lavorare da Induno Olona a Milano percorreva con la bici cento chilometri, ogni giorno. Era dotato di un fisico possente e resistente alle peggiori condizioni avverse: per questo, nell’immaginario collettivo, lui era il “re del fango”, ma in realtà lo era anche della pista, posto che nel Velodromo di Milano, nel 1908, dopo aver colto il quinto posto al Tour, stabilì il record dell’ora totalizzando Km 40,405 . Quindi, non a caso Varese gli ha intitolato il Velodromo cittadino e non a caso dopo centodieci anni la fiamma del ciclismo italico torna gagliarda con un altro Ganna, dal fisico più che robusto, perché Filippo è alto 1,93 e calza scarpe 47.5, ovviamente su misura . Esordiente nel Pedale Ossolano, adesso astro del professionismo, il pluri iridato erede di Luigi corre per i colori della UAE Team Emirates. Filippo Ganna, dopo aver collezionato i massimi allori sulla pista, ha già nel palmares la vittoria nella Parigi – Rubaix per gli under 23 (2016) e il terzo posto nella Vuelta di Spagna nel gennaio di quest’anno. Pedalando, pedalando il nostro gigante su due ruote potrebbe togliersi parecchie altre soddisfazioni, compreso lo stesso record dell’ora. Luigi, il precessore, appese la bici al chiodo nel 1914 per dedicarsi alla imprenditoria nel settore dei cicli e dei motocicli, avviando alle vittorie sulle due ruote “campionissimi” come Bottecchia e Magni. Luigi svolse questa attività con altrettanto successo di quella agonistica dal 1923 al 1957, quando s’involò per Borea. Dunque, “chapeau!” per i Ganna, alfieri dello sviluppo e della rinascenza ciclistica azzurra.
Ruggero Alcanterini
Direttore responsabile de L’Eco del Litorale