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Editoriale

Che c’entra il dramma ucraino con Sanremo?

Nella grande tragedia ucraina ci mancava pure questa. Volodymyr Zelensky ha chiesto – e, pare, ottenuto – alla RAI di parlare da remoto durante il Festival di Sanremo. La richiesta, rivolta in prima istanza a Bruno Vespa, è poi stata girata ad Amadeus, presentatore della manifestazione, che ha approvato.

Non è ancora certa la posizione ufficiale della TV di Stato e, ovviamente, nel mondo politico è scoppiato il finimondo. Molti si sono dichiarati contrari, e i dubbi, a parere di chi scrive, sono più che giustificati.

Proprio mentre sul Paese invaso dai russi piovono addirittura i missili ipersonici di Mosca, e mentre NATO e USA reagiscono inviando a Kiev i tank di ultima generazione, capaci di causare una svolta nel conflitto, il presidente ucraino vuole partecipare al nostro Festival della canzone.

Tutti sanno che Zelensky è un attore comico, diventato improvvisamente presidente grazie a una somma di circostanze. E, da attore comico, ha sempre cercato di utilizzare i mezzi di comunicazione di massa per illustrare le posizioni del suo governo.

Non si vede tuttavia per quale motivo gli spettatori del Festival debbano essere costretti a vedere e ascoltare Zelensky nel bel mezzo di una trasmissione di musica leggera.

A me sembra un insulto alle tragiche condizioni in cui ora si trovano a vivere i cittadini ucraini, in un inverno tra i più freddi degli ultimi anni, con poco cibo, senza medicinali, e spesso anche senza un tetto sulla testa.

Che cosa spera Zelensky? Forse di costringere Putin alla ritirata parlando a Sanremo? Non scherziamo, per favore. Lo zar moscovita non è tipo che s’impressiona per questi show.

Oppure spera, il leader ucraino, di convincere europei e americani a inviargli, oltre ai tank, anche aerei sofisticati per contrastare i missili russi?

In quel caso, però, si rischia davvero la guerra atomica, come Mosca ha più volte minacciato. Da conflitto regionale, insomma, quello ucraino diventerebbe mondiale, coinvolgendo probabilmente pure il territorio USA.

E’ giusto, quindi, sperare che in ultima istanza la dirigenza RAI non conceda il permesso. Ciò che sta accadendo in Ucraina è così tragico da non autorizzare alcun tentativo di spettacolarizzazione. Basta e avanza lo spettacolo che le immagini raccolte dai cronisti ci offrono ogni giorno.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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