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Carceri/Aggressioni e sovraffollamento di detenuti. Nel Lazio situazione allarmante. Protestano i sindacati

Nuovi inquietanti fatti di cronaca richiamano ancora una volta l’attenzione sugli istituti carcerari del Lazio. Nei giorni scorsi, informa in una nota il segretario generale aggiunto Cisl-Fns, Massimo Costantino, presso il Nuovo Complesso Rebibbia di Roma (dove sono presenti 289 detenuti in più di quelli previsti) e precisamente nel Reparto G. 11, si è verificata una violenta aggressione da parte di un detenuto di nazionalità straniera ai danni di un agente di Polizia penitenziaria, che è finito al pronto soccorso dell’ospedale San Camillo con una prognosi di quindici giorni per un dito parzialmente reciso.
Sempre a Rebibbia, durante un controllo straordinario, in una cella occupata da un italiano è stato rinvenuto dell’hashish. “I poliziotti hanno condotto una perquisizione per prevenire l’eventuale possesso di oggetti non consentiti – ha spiegato Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria Sappe – e ancora una volta si deve ringraziare l’operato degli agenti che con grande professionalità hanno ritrovato lo stupefacente”.
Nel carcere di Cassino, invece, è stato scoperto un cellulare, abilmente nascosto all’interno di una cella. Anche in questo caso, come rende noto la Cisl-Fns, bisogna ringraziare la Polizia Penitenziaria, che garantisce un impegno costante durante le sue attività quotidiane. Capita spesso, inoltre, che gli agenti vengano chiamati all’intervento quando sono fuori servizio, come è accaduto di recente a due poliziotti di Regina Coeli, che mentre erano su un treno, hanno fermato due stranieri – coadiuvati poi anche dalla polizia ferroviaria di Formia – appurando il possesso di oggetti rubati e procedendo alla denuncia e all’invio di un decreto di espulsione per i due fermati.

I sindacati continuano a denunciare situazioni di grande difficoltà all’interno degli istituti penitenziari (clicca qui), dove “i poliziotti lavorano in condizioni pericolose e ogni giorno rischiano la propria vita nelle celle delle carceri italiane’‘.

Qualche giorno fa i rappresentanti sindacali di categoria (Sappe, Fns-Cisl, Uspp, Cnpp e Cgil Lazio) si sono riuniti davanti al penitenziario romano di Regina Coeli dando vita ad una manifestazione di protesta per dire basta alle aggressioni in carcere, pericolosa conseguenza della ormai cronica carenza di personale, “dovuta anche ai tagli della legge Madia“.
E ancora: “basta con il mero deposito dei detenuti psichiatrici in carcere e l’assenza di risposte da parte delle strutture dedicate. No alla vigilanza dinamica, divenuta ingestione dinamica di ordini e regole”.

Il nostro compito – è stato ribadito a gran voce – è quello di fornire sicurezza e permettere al personale di Polizia Penitenziaria di riprendersi il proprio ruolo lavorando nelle migliori condizioni. Oggi questo non è più possibile per scelte sconsiderate dettate dalla politica di risparmio e delle scelte dell’Amministrazione inadeguate nel gestire l’emergenza carcere“.

A preoccupare è soprattutto il sovraffollamento dei 14 Istituti di pena presenti sul territorio regionale del Lazio, con 1008 detenuti in eccesso su un totale di reclusi pari a 6265 unità (il dato è del 28 febbraio 2018), rispetto ad una capienza regolamentare prevista di 5257 detenuti.
Allargando l’analisi a tutto il Paese, “la situazione delle carceri si è notevolmente aggravata” fa notare Donato Capece, segretario generale del Sappe, che snocciola i dati relativi agli eventi critici accaduti in carcere nel 2017.
Eccoli: 9.510 atti di autolesionismo (rispetto a quelli del 2016, già numerosi: 8.586); 1.135 tentati suicidi (nel 2016 furono 1.011); 7.446 colluttazioni (che erano 6.552 l’anno prima) e 1.175 ferimenti (949 nel 2016).
E la cosa grave – continua Capece – è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici e occasionali della Polizia Penitenziaria”.
Insomma, una situazione allarmante, per risolvere la quale “servono provvedimenti di tutela per gli agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria” conclude.

di Antonio De Angelis

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