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Caporalato Italia

L’apocalittico incidente di Bologna ha confermato quello di Viareggio nel 2009. Con il GPL non si scherza. Al contempo, la morte dei dodici migranti schiantati tra i pomodori a Foggia, colma la misura di un degrado comportamentale, di un non rispetto delle regole, che la dice lunga sulla radice del male: la nostra cultura, la nostra visione del sociale. Diciamo che quello che è capitato ieri a Bologna poteva avere conseguenze ben più gravi, ma che deve essere assunto come un deterrente assoluto per rivedere leggi e regole. Il processo di primo grado per i trentatré morti di Viareggio è ancora in corso, così come ancora ci si attarda con sofismi sulla natura, sul perché e sul come del fenomeno del caporalato in tutto il nostro Paese, nonostante la legge in vigore. Per non parlare della sufficienza e della leggerezza con cui vengono ignorate le norme sul traffico , i limiti di velocità, i divieti, sottovalutando i rischi derivanti dal grande trasporto di materiali o sostanze pericolose. Dopo la fine orribile dei dodici ragazzi, migranti senza nome, stipati su panche di legno in un furgone con targa bulgara, raccoglitori in nero d’oro rosso, sappiamo qual è l’utente finale della tratta degli schiavi, che fine fanno le migliaia di salvati nel Mediterraneo e accolti nel Bel Paese, protagonisti da anni di un fenomeno carsico, che li trasferisce dai centri di accoglienza alle baraccopoli, ai campi di lavoro forzato, tra le braccia della morte annunciata. Peraltro verso, la catastrofe di Bologna, ripropone il tema dell’alternativa perversa tra il trasporto su gomma e quello su ferro, tra il materiale rotabile arrugginito e le autostrade budello, piuttosto che autisti inaffidabili e/o la carenza di sicurezza. Tutti ci chiediamo come mai per un aereo occorra un intero equipaggio super addestrato e sottoposto a controlli severi e per il trasporto pesante, per garantirci da una bomba di venticinquemila litri di gas liquido, tutto sia in capo alla salute ed alla fallibilità di un autista, alla fortuna ed alla casualità, che possono cambiare il destino di una intera collettività. Per questo credo che, in attesa di una biblica ristrutturazione delle nostre vie di trasporto, sulla riorganizzazione del lavoro, sulla tracciabilità e l’eticità dei prodotti, dall’origine alla commercializzazione, le regole sulla sicurezza e sulla qualità debbano divenire assolutamente stringenti. Infine, non vi siete mai sentiti minacciati dall’incombere di un TIR o di un furgone, laddove vi eravate azzardati a rispettare al chilometro il limite di velocità imposto? Non avete mai avuto la sensazione di essere considerati dei vecchi rimbambiti, ridicoli perché rispettosi dei novanta e dei centotrenta? Non vi siete mai chiesti chi siano quegli zombi che vagano sui cigli delle strade in attesa dei caporali o quelle poverette prostitute-schiave, che vi sostano in attesa di incauti incontri ? Io penso di sì, come capita spesso a me, oltre che alle forze dell’ordine sul territorio. Vi siete mai chiesti perché tutto lo scenario rimane immutabile da anni ed anni ? Forse, perché, come mi spiegò un volta un generale della finanza, non è perseguendo le piccole irregolarità, la piccola criminalità, che si risolve il problema, che diversamente deve essere affrontato alla radice o dalla testa, se preferite. In realtà, il vivi e lascia vivere, che spesso ispira il degrado nelle sue varie declinazioni, sino ai disastri irreparabili, è espressione sintomatica di una filosofia perniciosa, figlia di comodo di un buonismo finto.

 

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