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BEFANA D’AGOSTO – L’editoriale del Direttore

Credere alla befana, imputare responsabilità di gravi crimini con funzione strategica , secondo luoghi comuni, ad untori iconici, potrebbe essere una soluzione, ma soltanto per coloro che si accontentano. Forse loro, i credenti, sono i più furbi, quelli che portano a casa il risultato con vantaggio, ma i meno onesti, almeno intellettualmente. Dunque la storia dell’Italia – recente e lontana – è davvero piena d’inghippi, di misteri a volte formalmente risolti, ma sostanzialmente rimasti dei buchi neri. E allora? Allora, usiamo il cervello, la logica più banale, per cui possano tornare i conti nel modo più ovvio e razionale. Ieri, si è tornati a piangere le ottantacinque vittime della strage alla Stazione di Bologna appena quarant’anni fa. Potremmo soffermarci su tanti altri episodi, tutti controversi e giustificati con capri più o meno colpevoli, ma comunque espiatori. Insomma, chi ordinò veramente l’uccisione di Mussolini? Che fine fece l’oro di Dongo? Perché si decise di bruciare immediatamente le schede del Referendum sulla Repubblica nel 1946? La morte di Mattei fu causata da un incidente o da un attentato? Giuliano o non Giuliano, la strage di Portella delle Ginestre da chi fu ordinata? Vogliamo tornare agli attentati come quelli dell’Italicus, di Piazza della Loggia o della Banca dell’Agricoltura, piuttosto che di quelli a Falcone e Borsellino o agli Uffizi, a San Giorgio al Velabro o al Teatro Parioli? Tutte le morti eccellenti dirette, come quelle di Moro, Ambrosoli, Calvi, Sindona, Cagliari, Dalla Chiesa, Raul Gardini, piuttosto che quelle indirette come quella di Craxi e dell’intera classe politico/partitica della “prima repubblica”, hanno una spiegazione logica, tanto quanto la catastrofe attuale, che non prescinde dal minamento economico-sociale avvenuto negli anni novanta, con lo smantellamento brutale della Lira. Non bisogna essere dei maghi per capire cosa ci sia dietro ad ogni evento o all’insieme degli eventi traumatici che ci hanno toccato e ci riguardano, almeno da settant’anni a questa parte. Poi, se vogliamo metterci l’anima e scusate, il culo, in pace, allora continuiamo a rincorrere la manovalanza, compresi i capomastro. Bisogna ricordare sempre che la befana, ancorché ci si voglia credere, non arriva mai d’estate e tanto meno nel torrido agosto, perché come fece dire Seneca a Medea : “ cui prodest scelus, is fecit “ ovvero «il delitto l’ha commesso colui al quale esso giova».

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