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Amianto, storia di un serial killer

Con il termine amianto e con il suo sinonimo asbesto, si identificano quei minerali a struttura fibrosa, capace di distinguersi, longitudinalmente, in fibre sempre più sottili, che si disperdono negli ambienti di vita e di lavoro e sono così facilmente inalabili.

Con la L. 257/92, è stato introdotto, in Italia, il divieto di estrazione, commercializzazione e produzione di prodotti in amianto e contenenti amianto, ma queste misure non si sono rivelate sufficienti, per la incapacità di messa in sicurezza, con la bonifica.

Per questi motivi, ancora oggi, in Italia, assistiamo ad una strage silenziosa, con circa 6.000 decessi ogni anno, dei 107.000 che si verificano nel pianeta.
L’amianto è un killer silenzioso cancerogeno che provoca con assoluta certezza scientifica mesotelioma, tumore del polmone, tumore della laringe, dello stomaco e del colon.

Per non parlare dei danni respiratori che causa, anche quando non insorge il cancro (placche pleuriche, ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie):
1.900 di Mesotelioma;
600 per Asbestosi;
3.600 per Tumori polmonari.
L’amianto provoca anche altre patologie neoplastiche: il tumore della faringe, della laringe, dello stomaco, delle ovaie e del colon retto.

L’Osservatorio Nazionale Amianto ha istituito un servizio di assistenza tecnica e di assistenza medica gratuita, oltre al servizio di assistenza legale.

L’Avv. Ezio Bonanni, già dal gennaio 2000, ha avviato una serie di azioni legali, che sono culminate con le rendite INAIL e il risarcimento dei danni, per coloro che hanno subito una lesione biologica, e di benefici amianto per coloro che, fortunatamente, nonostante l’esposizione, non hanno ancora contratto una patologia asbesto correlata.

Anche nelle Forze Armate e nel comparto sicurezza, assistiamo ad un vero e proprio fenomeno epidemico di patologie asbesto correlate: già nel 2015, il ReNaM nel suo VI rapporto, pubblicato nell’ottobre del 2018, ha censito 830 casi di mesotelioma, di cui 570 solo in Marina Militare, ed è solo la punta dell’iceberg, rispetto ad una più elevata condizione di rischio, a fronte della quale non sono sufficienti i primi due procedimenti penali ora pendenti presso la Corte di Appello di Venezia, o quello in indagini presso il Tribunale di Padova.

Necessario è evitare ogni forma di esposizione alla fibra killer e a qualsiasi altro cancerogeno (prevenzione primaria).
Per coloro che però, purtroppo, sono stati già esposti, non possiamo che attivare la sorveglianza sanitaria e, in caso di malattia, praticare le più tempestive ed efficaci terapie, ma ciò può non essere sufficiente e non restituisce la salute a coloro che l’hanno persa (prevenzione secondaria).

Le prestazioni previdenziali e il risarcimento del danno, ed in ultima istanza anche l’azione penale e la raccolta dei dati epidemiologici, se da un lato possono permettere alla vittima e ai suoi familiari di avere un ristoro, dall’altra non attenuano le conseguenze personali dell’illecito, ovvero della lesione biologica, o peggio, della perdita della vita per la vittima, che poi sconvolge l’intero nucleo familiare.

Ecco perché più che l’aspetto indennitario risarcitorio, l’ONA tutela la salute e quindi la vita umana in chiave preventiva.
Spesso possono bastare anche esposizioni non elevate per provocare l’insorgenza del mesotelioma e delle altre patologie tumorali asbesto correlate, poiché non vi è una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla e/ tutte le esposizioni sono dannose per la salute umana (direttiva 477/83/CEE, IV considerando; e 148/2009/CE, XI considerando).

Tenendo conto del massiccio utilizzo di amianto fino alla fine degli anni ’90 inizio anni ’90 e dei tempi di latenza, il picco di mesoteliomi e delle altre patologie asbesto correlate si prevede tra gli anni dal 2025 e il 2030, e poi è prevista una lenta decrescita.
Inoltre, l’entrata in vigore del divieto di cui all’art. 1, L. 257/92, e il fatto stesso che non si è dato corso alle bonifiche, ha comportato che sono rimasti nei luoghi di vita e di lavoro, materiali di amianto e contenenti amianto in 40 milioni di tonnellate (stima per difetto), di cui almeno 8 milioni di tonnellate di amianto friabile, in un contesto di un limitato numero di discariche.

L’Osservatorio Nazionale Amianto informa i cittadini del rischio amianto, attraverso il Giornale sull’amianto, ed ha stimato la sussistenza di circa milione di siti contaminati con amianto, di cui almeno 50mila siti industriali, e 40 siti di interesse nazionale.

Tra i SIN (siti di interesse nazionale) almeno 10 sono solo per amianto (la Fibronit di Broni e di Bari; l’Eternit di Casale Monferrato, etc.).
La condizione di rischio di più elevato rischio che è stata segnalata dall’ONA è quella legata all’amianto nelle scuole: 2.400 scuole (stima 2012 per difetto perché tiene conto solo di quelle censite da ONA in quel contesto – la stima è stata confermata dal CENSIS – 31.05.2014). Esposti più di 352.000 alunni e 50.000 del personale docente e non docente; 1.000 biblioteche ed edifici culturali (stima per difetto perché è ancora in corso di ultimazione da parte di ONA); 250 ospedali (stima per difetto perché la mappatura ONA è ancora in corso).

La rete idrica italiana è caratterizzata da 300.000 km di tubature (inclusi gli allacciamenti) con cemento amianto, rispetto al totale di 500.000 km totali.
Ciò perché quasi tutti gli acquedotti sono stati realizzati e posti in opera prima dell’entrata in vigore del divieto dell’utilizzo di amianto (aprile 1993).

Prima di quella data, infatti, l’amianto fu di utilizzo ubiquitario in tutte le attività edilizie e costruttive, con una condizione di rischio ubiquitaria-mente estesa: necessario quindi un nuovo programma di incentivazione alle bonifiche.

Il ruolo chiave della Commissione Amianto

Ed è in questo senso che si muove la Commissione Amianto che è stata istituita dal Ministro dell’ambiente, Generale Sergio Costa, e che vede tra i suoi componenti anche l’Avv. Ezio Bonanni, oltre al Generale Giampiero Cardillo, componente del comitato tecnico scientifico ONA: l’amianto è il più temibile tra i cancerogeni: un killer spietato, ma non è l’unico.

Benzene, metalli pesanti, residui della combustione, etc., tutte sostanze cancerogene, tossico nocive e comunque dannose per la salute umana, che spesso agiscono in sinergia, moltiplicando e comunque potenziando gli effetti cancerogeni anche dell’amianto.

La tutela della salute presuppone, prima di tutto, la tutela dell’ambiente, attraverso una presa d’atto prima di tutto culturale, da cui far discendere un diverso modello programmatico ed organizzativo dell’idea di sviluppo, che non necessariamente deve prediligere solo e soltanto il PIL o il controllo del c.d. debito pubblico.
Sono necessari investimenti pubblici, dei nuovi progetti con l’utilizzo dei fondi strutturali europei, la collaborazione e il coinvolgimento dei privati e anche delle associazioni, per un’azione collettiva che coniughi sviluppo e sostenibilità ambientale, per evitare che il pianeta si estingua.

In tale contesto di grave lesione del bene ambiente, l’epidemia di malattie e amianto correlate è uno degli elementi paradigmatici della incapacità di affrontare e risolvere queste problematiche, prima di tutto da parte degli Stati e poi delle Istituzioni Internazionali.

L’ONA propone anche un nuovo modello di fiscalità che privilegi le energie e le attività pulite, salubri per l’uomo e per l’ambiente, e disincentivi, con una elevata tassazione, le attività inquinanti e reprima il crimine ambientale, senza compromessi, come per esempio quelli delle c.d. soglie, i cui limiti sono come un elastico utilizzato a seconda delle esigenze e delle convenienze.

Per poter efficacemente tutelare l’ambiente e la salute, è necessaria una presa d’atto culturale, collettiva e generale, della necessità di evitare tutte le esposizioni ad amianto e agli altri cancerogeni (perché non c’è solo il rischio amianto).

Con l’attuale ritmo, le bonifiche verranno portate a termine nei prossimi 85 anni (stima ottimistica del Prof. Boeri, Presidente di INPS), con costi umani e sociali inaccettabili e, pur volendo ridurre al vile denaro (posizione ancora più inaccettabile per chi scrive), i costi anche economici saranno impressionanti, per spese sanitarie, previdenziali ed assistenziali: non meno di un miliardo di euro ogni anno, circa 10 miliardi nei prossimi 10 anni, i costi delle patologie asbesto correlate, che si aggiungono alle immani sofferenze delle vittime e dei loro familiari, lutti e tragedie.

Per questi motivi, l’Osservatorio Nazionale Amianto assiste tutti i cittadini e lavoratori e sostiene che la vera prevenzione è quella primaria: evitare ogni forma di esposizione ad amianto e, quindi, l’insorgenza di queste patologie, salvare vite umane e recuperare risorse; in più sostenere la ricerca scientifica e migliorare le terapie (prevenzione secondaria) e l’assistenza legale per le prestazioni previdenziali e il risarcimento dei danni e i dati epidemiologici, i quali poiché rendono il quadro della situazione drammatica, rendono la prova della necessità dell’immediata bonifica.

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