Si ripropone il tema della natalità in picchiata, del prolungamento della vita come una iattura per le casse dell’INPS, piuttosto che della utilità della immigrazione per avere approvvigionamenti nel breve e improbabili elargizioni a lungo termine.
C‘è chi difende il sistema fraudolento dell’assegnazione degli incarichi universitari, giustificando eufemisticamente la perversione con un “si è sempre fatto così”.
E in materia di attività motoria nella scuola?
Semplice, una vera introduzione della materia nella “primaria” costerebbe 400 milioni annui, dunque risparmiamoli!
Tarocchiamo un po’ con i corsi di due settimane per le maestre e condanniamo altre generazioni all’obesità e all’ignoranza sportiva.
Si tratta di una mostruosità di negligenza e cattiva volontà, piuttosto che di totale disconoscenza del problema da parte della maggioranza dei parlamentari e di chi governa, fatte le debite eccezioni.
Ieri, in Parlamento si è fatta festa per la legge che assegna 100 milioni per la valorizzazione dei piccoli borghi, perle nascoste tra le pieghe dell’Italico Stivale. Magnifico!
Ma questo dimostra che quando si vogliono trovare le soluzioni, se ne scova la maniera.
Questo è il tempo che precede la lunga traversata nel deserto, la fase elettorale che paralizza ogni azione concreta nell’incognita dell’esito, almeno per un anno. Potremmo però almeno formulare proposte, che so, almeno promesse da marinaio, giusto per sognare.
Non ci facciamo illusioni, le urla arriveranno alle stelle, ma nessuno lo farà per concentrare nell’ambito scolastico gli investimenti di orientamento culturale, utili a cambiare significativamente l’atteggiamento dei giovani rispetto al divenire della società civile, in un clima di crescente sofferenza, proprio per le carenze educative nell’ambito scolastico.
Lo Stato e per esso il Governo del Paese, che avrebbe il sacrosanto dovere di progettare e investire culturalmente in un futuro ripulito dai germi dello stile di vita scorretto, del bullismo, dello sballo, del fumo, del non rispetto.
Per questo, occorrerebbero buoni progettisti e buoni maestri, una scuola risanata nelle sue strutture, resa sicura e accogliente, investimenti adeguati.
Siamo invece di fronte ad una masochistica regressione, con i laureati in scienze motorie a spasso e i ragazzi senza guida certa e razionale, In poche parole, siamo di fronte ad una situazione senza capo né coda, posto che l’attività motoria e sportiva nelle università italiane è completamente marginalizzata, salvo le attività preziose, ma elitarie dei CUS.
Ogni intervento fatto da soggetti terzi, volontari, non esplicitamente preposti, come noi stessi che rappresentiamo il mondo dello sport e in particolare da coloro che si occupano e preoccupano della promozione dei valori essenziali per l’etica del vivere e del convivere, risulterà assolutamente prezioso, ma anche relativamente efficace, perché è giunto il momento di fare sul serio, essendo ormai visibile una linea di demarcazione oltre la quale tutto diventerà molto più complicato. Dobbiamo oggettivamente riconoscere che quanto si è fatto dagli anni settanta in poi, a lìvello internazionale e dal 1994 a livello nazionale, in collaborazione con il CONI, con i ministeri dell’interno, della salute e della pubblica istruzione, gli enti locali, l’associazionismo nelle diverse declinazioni, ha risposto più all’enunciare e all’apparire, che non all’esigenza radicale di una azione, che deve essere di autentica rifondazione di principi e comportamenti, dentro e fuori dalle strutture sportive e soprattutto nel vivere di ogni giorno, in cui il rispetto delle regole e lo stile di vita corretto dovrebbero ispirare ognuno di noi, facendo del fair play la normalità e non l’eccezione. In una situazione come quella in cui ci troviamo.