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Un pacco indesiderato contro il ‘cyber flashing’: l’iniziativa a Roma

Nuova iniziativa a Roma mirata contro il “cyber flashing”: un pacco indesiderato nella casella delle lettere, ecco di cosa si tratta

Pacco indesiderato
Un pacco indesiderato contro il ‘cyber flashing’: l’iniziativa a Roma – lecodellitorale

Vi è mai capitato di trovare un pacchetto sulla cassetta della posta, con un nastro rosa e fucsia, ma senza mittente? Un semplice pacco che all’apparenza potrebbe sembrare un regalo, ma con un messaggio chiaro: “Se lo hai trovato, allora è tuo”. Un’iniziativa che ha attirato l’attenzione di molti romani e non solo, facendo riflettere su una forma di molestia che troppo spesso passa inosservata: il cyber flashing.

Cos’è il cyber flashing? Si tratta di una forma di molestia online, che consiste nell’invio non richiesto di foto intime, prevalentemente di genitali maschili, tramite social o altre piattaforme digitali. Una pratica che, purtroppo, è sempre più diffusa, ma raramente presa sul serio.

Se pensiamo alla molestia fisica che può avvenire per strada, sui mezzi pubblici o in altri luoghi, non possiamo fare a meno di notare come la molestia online venga spesso minimizzata. Eppure, inviare immagini intime non richieste è altrettanto invasivo e violento.

L’iniziativa voluta dallo IED: svelato il motivo

Questa riflessione è alla base di un’iniziativa organizzata dagli studenti dello IED (Istituto Europeo di Design) di Roma. Un gruppo composto da Alessia Maglione, Riccardo Frusteri, Elena Giovannoni e Ferrero Franchi ha dato vita a una campagna di guerrilla marketing per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. Ma come hanno fatto a catturare l’attenzione di migliaia di persone? Semplice: hanno deciso di portare il problema fuori dal web e metterlo nelle case della gente.

Violenza
L’iniziativa voluta dallo IED: svelato il motivo – lecodellitorale

La loro idea è stata tanto semplice quanto potente: creare pacchetti bianchi, sigillati con un nastro rosa e fucsia, lasciandoli nelle cassette postali della città. Il messaggio che si celava dentro, però, non era solo un avvertimento, ma un invito a riflettere su una violenza digitale che troppo spesso viene ignorata.

All’interno del pacco c’era un ortaggio, simbolo di qualcosa che non è richiesto, e un volantino che spiegava il significato della campagna. Il tutto, ovviamente, rimandava alla pagina Instagram “Pacchi Indesiderati”, dove l’iniziativa ha trovato ampio spazio.

Se un uomo si abbassasse i pantaloni in metropolitana, sarebbe un reato. Ma online, il cyber flashing è visto come una ‘leggerezza’, qualcosa di marginale, che non merita attenzione” spiegano gli organizzatori. E questo è esattamente ciò che vogliono cambiare: far uscire dalla rete una molestia che avviene quotidianamente, ma che rimane invisibile.

Eppure, il gesto di inviare contenuti sessuali non richiesti è intrusivo, violento e, a tutti gli effetti, una molestia. Non conosce confini, età o genere. Nessuno dovrebbe sentirsi invaso o offeso senza il proprio consenso, soprattutto quando si tratta di contenuti così intimi e personali.

Violenza digitale di genere: ecco il cyber flashing

Il cyber flashing è una delle tante facce della violenza di genere digitale, una violenza che non ha volto, ma che porta con sé le stesse conseguenze psicologiche delle molestie fisiche. Troppo spesso sottovalutata e non adeguatamente punita, è una pratica che deve essere fermata.

L’iniziativa dello IED cerca di sensibilizzare il pubblico, soprattutto i più giovani, su questa problematica, e di mostrare che, sebbene online, il rispetto deve essere la regola. Ogni persona ha il diritto di navigare, socializzare e comunicare senza essere oggetto di molestie o violenze, fisiche o digitali che siano.

Se vi è capitato di trovare uno di questi pacchi nella vostra cassetta postale, non è solo un caso. È un invito a riflettere su un tema che, purtroppo, è ancora troppo poco discusso. Un gesto simbolico per far capire a tutti che la violenza, sia essa fisica che virtuale, non deve mai essere sottovalutata. E, forse, è arrivato il momento di iniziare a parlare di cyber flashing come qualcosa di serio, di importante, che merita la stessa attenzione che riserveremmo ad altre forme di molestia.

Che ne pensate? Siete mai stati vittime di cyber flashing? O, forse, avete assistito a situazioni simili? La riflessione è aperta, e con questa campagna, gli studenti dello IED ci invitano a fare il primo passo per fermare una violenza che, purtroppo, non è affatto un’eccezione.

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