Venerdì scorso ho toccato con mano, ho visto realizzato uno dei miei sogni. Ho partecipato attivamente ad un incontro contestualizzato in una libreria, la ELI in Viale Somalia a Roma, che ospita volumi su temi mirati di qualità e incontri che ripropongono libri – con pagine aperte ad approfondimenti e dibattiti – ad una rilettura vissuta tra testimoni, protagonisti e lettori coinvolti nel confronto delle idee e dei sentimenti. ” IL NOSTRO TEATRO DEI SOGNI” è non a caso il titolo del lavoro di Fabio Argentin, incentrato sulla storia del Foro Italico, una volta Foro Mussolini , argomento per storia dell’architettura e di un convitato in pietra marmorea estratta a Carrara e trasferita nell’area golenale del Tevere a valle dello storico Ponte Milvio. Se Renato Ricci nel 1927 non si fosse messo in testa di abbinare la faraonica impresa alla sua presidenza dell’Opera Nazionale Balilla , affidandosi al genio di Del Debbio e Moretti, quella zona depressa e paludosa avrebbe avuto ben altro destino e Roma non sarebbe stata in grado di proporsi al mondo con i Giochi Olimpici del 1960, appena tredici anni dopo la catastrofe bellica. Tutto l’evento contestualizzato tra le meraviglie di carta frutto della irresistibile immaginifica intrapresa di Marcello Ciccaglioni, già patron delle librerie indipendenti ARION, illustrato con puntuale competenza dalla dottoressa Di Meo, dallo stesso Argentin, dall’ex Delegato allo sport di Roma Capitale, Alessandro Cochi e dal sottoscritto. Sono emersi particolari straordinari si una zona monumentale della Città rilevata di ben cinque metri rispetto al livello originario, grazie ad una azione ciclopica di bonifica. Ma ogni ricordo di quelle memorabilia ha inevitabilmente coinvolto fatti e personaggi del “ventennio” e della Repubblica, fino alla disquisizione tra razionalismo e fascismo in materia di architettura. L’occasione di dibattito, nel finale ha colto il risultato che ci si aspettava e cioè quello di far emergere quella parte umorale che ancora condiziona gli atteggiamenti controversi degli italiani, divisi a prescindere anche sulle variabili dell’antifascismo che, come per il fascismo, avrebbero bisogno di essere opportunamente contestualizzate ed approfondite, senza fare di tutta l’erba, appunto, un fascio. Uno per tutti il caso di Lando Ferretti, già redattore sportivo de Il Giornalino della Domenica nel 1910 e vice direttore de La Gazzetta dello Sport (1920) poi Presidente del CONI (1923/28) Commissario della FIGC, autore de La Carta dello Sport per il CONI (1928) e de la Carta di Viareggio per il riordino del calcio (1926) e che nel 1939 fu espulso dal P .N . Fascista – pur essendo deputato , capo ufficio stampa di Mussolini e membro del Gran Consiglio – per la sua contrarietà all’alleanza con Hitler e alle leggi razziali.
Ruggero Alcanterini
Direttore responsabile de L’Eco del Litorale