Come si può aiutare il minore autore di reato a reintegrarsi nella società? In che modo e con quali strumenti si può avviare un percorso virtuoso che punti al reinserimento del giovane? Come evitare che il reato possa essere commesso nuovamente? Queste alcune delle domande a cui il progetto Happy (Helpful activities program for the probation of young offenders), promosso da Ecos, ha provato a dare delle risposte concrete attraverso l’avvio di programmi individuali di recupero dedicati a giovani che si sono macchiati di un reato. “Il progetto – spiega Valerio Di Tommaso, presidente di Ecos (European Sport and Culture Organization) – si è focalizzato sul concetto generale di messa alla prova, ossia il periodo durante il quale un giovane autore di reato può riscattarsi ed avviare un serio percorso di reinserimento sociale, scolastico e lavorativo”. Partito nel 2020 e realizzato in collaborazione con il Centro di Giustizia Minorile del Lazio Abruzzo e Molise, il Centro di Istruzione per Adulti N 3(CPIA3), Next Salute e Servizi, e cofinanziato dal Programma Rec (Rights, equality and citizenship) dell’Unione europea, Happy è terminato oggi 27 febbraio con la presentazione dei risultati raggiunti al Centro Congressi Auditorium Aurelia.
“In questi tre anni – prosegue Di Tommaso – grazie alla proficua collaborazione con il Centro di giustizia minorile e con le assistenti sociali degli Uffici dei servizi sociali dei minorenni di Roma, L’aquila e Campobasso, sono stati attivati oltre 30 laboratori di attività artistiche, culturali e sportive, con il coinvolgimento di professionisti, che hanno coinvolto circa 130 giovani in carico ai servizi sociali per i minorenni. I laboratori hanno toccato le tematiche più varie: musica e scrittura musicale, hip hop, teatro, cucina, pizzeria, calcio, rugby, parapendio, giardinaggio, archeologia”. “La valutazione degli interventi e la formazione dei professionisti sono stati due obiettivi cardine del progetto – aggiunge il medico psichiatra Santo Rullo, responsabile scientifico del progetto – il colloquio valutativo diventa anche uno strumento di supporto psicologico per questi ragazzi mentre la formazione dei professionisti è una attività necessaria per fornire almeno gli elementi basilari della devianza giovanile e della vita all’interno delle Comunità”, conclude.
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