Il nostro stato d’animo, in associazione con ad altri fattori emotivi connessi al rapporto con il cibo sviluppato durante le fasi evolutive della nostra personalità, influisce in modo più o meno diretto con le nostre abitudini alimentari. A causa del contatto fisico, che si verifica mentre il bambino viene alimentato, si sviluppa un’associazione tra atto del nutrirsi, amore materno e cibo che perdura per tutta la vita, con complessi risvolti psicologici. Talvolta, se l’ambiente familiare non è favorevole, il bambino, incapace di trovare altre fonti di gratificazione o in cerca di un qualche tipo di controllo sui genitori, potrebbe sviluppare un rapporto disturbato con il cibo. Questi atteggiamenti, se non riconosciuti e curati in tempo, possono peggiorare durante l’adolescenza e consolidarsi in età adulta, sopratutto se il cibo e’ stato erroneamente utilizzato per dare premi o punizioni, quindi rafforzando e rendendo più diretto il suo già forte legame con gli affetti e con l’immagine di sé. Lo stress prodotto dal lavoro, dallo studio, dalle relazioni sociali e via discorrendo, sopratutto se associato alla mancanza di esperienze gratificanti, di divertimento, di piacere o di sentimenti felici, crea un vuoto significativo che molti sono abituati a compensare con il cibo. Mangiare è probabilmente uno dei modi più facili per procurarsi le emozioni positive, che altre attività della vita quotidiana non offrono. Le emozioni e le gratificazioni associate al cibo sono così forti che per iniziare una dieta, nonostante il disagio e i pericoli per la nostra salute connessi al sovrappeso, si aspetta quel “momento giusto” che non arriva mai e che quindi si rimanda per anni, mentre ci si sente giustificati a sospenderla immediatamente se subentrano anche minimi fattori di “stress”. Vi sono poi alcuni individui per cui il mangiare o il rifiuto di mangiare vengono considerati come un mezzo per gestire la rabbia repressa che non riescono ad esprimere. Così, mangiare in modo eccessivo assolve a due funzioni: esprime indirettamente la rabbia e previene l’aperta manifestazione della collera grazie alla copertura del cibo. Il cibo, con tutte le sue emozioni, è da sempre associato a rituali sociali, quindi se vi sono individui che mangiano “da soli” magari di nascosto, ve ne sono altri che mangiano “in compagnia” alla ricerca di una qualche tortuosa forma di gratificazione o approvazione sociale. Questi esempi dimostrano quanto profondo sia il rapporto tra le emozioni e il cibo: in tutti quei casi in cui è tale rapporto a prendere il controllo, è bene farsi aiutare attraverso un qualificato supporto psicologico che individui le cause del malessere psicologico, perchè solo dopo aver imparato a gestirlo sarà possibile ritrovare un rapporto equilibrato anche con il cibo.
Emanuela Totaro (Psicologa), Monica Grosso (Biologa Nutrizionista)
Studio di Psicologia Psicosomatica
(tratto dal numero cartaceo di Dicembre de “L’Eco del Litorale”)
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