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Attualità

Resi online: a chi spettano, per legge, le spese di spedizione?

Da quando il mercato digitale ha preso il sopravvento su quello fisico, i sistemi di logistica delle varie piattaforme ufficiali di brand rinominati e degli e-commerce in generale, sono stati migliorati in efficienza e rapidità. Tuttavia, si tratta di una serie di operazioni su cui bisogna investire per tutelare la clientela da ogni punto di vista, e ciò comporta inevitabilmente dei costi non propriamente bassi. Le spese di spedizione possono essere a carico dell’acquirente o del venditore, a seconda dei casi (anche se la tendenza è a carico dell’acquirente), ma in altre occasioni possono sorgere dei problemi per cui il consumatore arriva a fare richiesta per un reso online.

 

A esclusione del ritiro da parte del corriere, che non è un servizio sempre disponibile, le operazioni di reso sono sempre a carico dell’acquirente. Ma al di là della preparazione dell’imballo (se quello originale non è più utilizzabile è opportuno utilizzare scatoloni da imballaggio come questi) e della consegna all’ufficio postale o a un centro autorizzato, chi deve effettuare un reso può ritrovarsi anche nelle condizioni di dover pagare la spedizione. Ci sono svariate casistiche, le quali sono inevitabilmente legate alla politica del venditore, ma è pur vero che esiste una norma giuridica a riguardo. Per saperne di più: ecco a chi spettano, per legge, le spese di spedizione quando si fa un reso online.

 

La normativa sui resi online: chi paga le spese di spedizione?

 

Siccome non c’è sempre chiarezza sul soggetto che deve, per legge, pagare le spese di spedizione in caso di reso online, è bene segnalare l’esistenza di una normativa europea ben precisa. Essa prevede che, qualora il consumatore voglia esercitare il proprio diritto di recesso, il venditore deve rimborsare totalmente la cifra elargita per l’acquisto, contando anche il versamento per la spedizione (se avvenuta a carico dell’acquirente). La normativa europea, dunque, esclude che ciascuna nazione possa rimodulare a proprio piacimento questo aspetto. Il venditore non può addebitare le spese di spedizione quando il cliente esercita il diritto di recesso, ma nel momento in cui subentra la restituzione, i costi devono essere sostenuti dal consumatore.

 

La suddetta opzione non sussiste soltanto se il venditore non ha specificato in anticipo che la spesa di restituzione è a carico del cliente, o se la politica di reso dell’e-commerce coinvolto è diversa circa questo fattore. Tuttavia, la maggioranza dei portali online specifica nella rispettiva pagina dedicata alle condizioni generali, che i costi del reso non sono rimborsabili. La normativa europea entra in gioco a favore del consumatore, soltanto quando nella pagina delle condizioni generali non viene ben spiegato che le spese relative al reso sono a carico dell’acquirente. Si specifica anche che, quando ciò si verifica effettivamente, la spedizione può essere affidata soltanto a un mezzo ordinario e non a un corriere privato.

 

La differenza sostanziale tra spese di spedizione e spese di restituzione

 

Quando ci si riferisce alle spese di spedizione, si intendono indicare i costi coperti dal cliente e stabiliti dal venditore per poter ottenere il prodotto a domicilio o in un punto ritiro valido. In alcune occasioni si può usufruire di sconti o promozioni tali da non pagare la spedizione, ma nella maggioranza dei casi – salvo il raggiungimento di una soglia economica richiesta dal venditore – è sempre il consumatore a dover sborsare una certa cifra. Ovviamente, il valore complessivo è legato al peso del prodotto imballato, alla distanza geografica da coprire e alla modalità di spedizione selezionata.

 

Quando invece si parla di spese di restituzione, quindi il famoso reso online, ci si riferisce ai costi a cui pensare quando un cliente vuole restituire la merce comprata in precedenza. Alcuni siti mettono a disposizione un’etichetta di reso prepagata, e in tal caso per il cliente non vi è alcuna spesa aggiuntiva da coprire per il reso. Nella maggioranza delle casistiche, è però il consumatore a dover pagare le spese di restituzione.

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Fabrizio Gerolla

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