SZCZESNY 6,5 Ringrazia Felipe Anderson che gli fa incassare un bell’applauso, dopo una serata passata da spettatore non pagante, o quasi. Finalmente si vede l’esempio reale di quanto siano “pellegrine” le statistiche nel calcio: Lazio 94,45% di possesso palla; Juventus 5,55%. La Juve fa 3 reti, la Lazio non tira mai in porta. E Wojciech come le stelle di Cronin: sta a guardare.
GATTI 6 Regge botta fino all’ultimo, ma qualche pallone giocato grida un briciolo vendetta. Come quello che pare un morso ad una Amanite Muscaria e che gli procura il giallo più stupido del mondo. Però, si specializza nella “simil diga” davanti a chiunque gli si presenti davanti in maglia biancoceleste. Ha di che gioire ed anche di che crescere assai molto assai.
BREMER 7 La tranquillità. Per sé, per i compagni e per i tifosi. Spende il cartellino giallo al momento giusto e poi se ne frega se qualche attaccante laziale cerca di coinvolgerlo in qualche mischia da secondo giallo. Il brasileiro non sbaglia niente e, vista dalla parte romana, la difesa juventina deve apparire come la Grande Muraglia, insormontabile.
DANILO 7 Il miglior “pupillo” di Allegri: come predica Danilo in campo la “halma”, nessun altro. Viene fuori dal traffico con serenità, raddoppia senza fare prigionieri, dirige tatticamente la difesa come Riccardo Muti sul podio de La Scala. Capitano vero e vero capitano.
CUADRADO 6 Inizio da film dell’orrore. Le prime 3 palle sono appannaggio dei laziali ed il livello degli urli della “dolce metà” infrangono il muro del suono. Poi, a poco a poco, Vinavil entra nel match, prende dimestichezza con i pregi ed i difetti di Marusic e di Rodriguez, permettendosi anche qualche sgroppata all’aria aperta. Ripresa decisamente migliore, per efficacia in appoggio e per pericolosità dei traversoni messi in mezzo.
FAGIOLI 6,5 Per una volta tanto si deve sottolineare la maturità nel sacrificarsi alla causa. Nell’incontro con la Lazio, il “Fagiolino” si distingue per le numerose chiusure in diagonale ed i contrasti in mezzo al campo a rallentare l’azione avversaria. Non brilla in rifinitura o in geometrie, ma il suo apporto è decisivo nel non permettere la benché minima “libera uscita” alle corse laziali. Prezioso al di là di ogni rosea aspettativa.
LOCATELLI 6,5 Locatelli gioca meglio se ha Fagioli al suo fianco: detto, fatto. Ebbene sì, il miglior Locatelli di tutta la stagione. Pronto, preciso, “cazzuto” nelle contese. Una bella mano al centrocampo della Juventus, che domina in velocità (udite, udite) i Sarriboy. Manuel si libera da orpelli e sovrastrutture mentali e fa vedere di che pasta è fatto. Peccato che ci si fermi… (PAREDES S.V. Entra perché Locatelli accusa un colpo e con la testa batte un colpo in corner)
RABIOT 7,5 Migliore in campo di gran lunga. Allegri mette in campo il Rabiot delle grandi occasioni, come se fosse un Dom Perignon di annata. Non è “les chignonnaise” che corre senza un domani, no: è l’assistman di cui la squadra ha bisogno. Sradica una palla dai piedi di Milinkovic-Savic, niente meno, e la trasforma in un lancio che fa arrivare a Kean un gianduiotto su cui Moise sistema la panna montata. Fa 1 a 0 prima di andare negli spogliatoi, della serie, così fa ancora più male. Tratta allo stesso modo Di Maria, ma con minore fortuna. Arriva sempre prima sulle palle vaganti e domina in lungo ed in largo una fetta di campo di 40/50 metri. Chapeau.
KOSTIC 6,5 L’unico in evidenza nella prima frazione di gioco, quando si sostituisce la poesia con una solida prosa da cronaca cittadina. I pericoli arrivano da lui e Milik a momenti non ne approfitta. Secondo tempo ancora più sul pezzo e propizia il raddoppio. La tassa di un infortunio a partita, stavolta tocca a lui pagarla. (CHIESA 6,5 Un passo in avanti verso il pieno recupero. Mezzora di gioco e tante giocate che ravvivano e riscaldano il cuore dei tifosi. Chicca finale sul terzo goal, in combinazione con Di Maria e chiusura da manuale di Milik. Avviso ai dotati di penuria neuronale: a Monza questi 3 qui, ce li siamo sognati. Sta a vedere che qualcosa vuol pure significare…)
KEAN 7,5 Doppietta e così sia. Detto questo, prego prestare attenzione ai ripiegamenti con giocatore avversario perennemente a mo’ di zaino sulle spalle. Domandina facile facile: quanti palloni ha perso Moise? Zero, ma proprio zero, non sto sognando. Alimenta dunque la manovra lottando come un leone, a tal punto che Eupalla non può esimersi da premiarlo e poi da ripremiarlo, con un tocco in rete semplice e decisivo. L’occasione è di Kostic, ma Provedel smanaccia il gusto per Kean. Il pallonetto del primo goal ad uccellare il portiere laziale ha del ditirambico, ma è meglio che Moise non lo sappia, se no si monta la testa… (DI MARIA 6,5 E’ di un altro pianeta , ma ha un’autonomia limitata. Perde il primo pallone per egoismo, ma non il secondo ed al terzo confeziona un affondo di Chiesa per la rete di Milik. Della serie: basta poco a dimostrare che anche nel calcio ci sono le categorie. Per Di Maria, categoria, extra large.)
MILIK 6,5 E’ la classica punta che fa venire il mal di testa ai centrali. Non si sa se seguirlo, se aspettarlo, se inventa qualcosa, se va incontro al pallone o se lo attende sui piedi. Sta di fatto che nel 1° tempo dà lezione di come si aggancia un pallone che arriva da 60 metri, con aggiustamento e tiro a giro che esce quattro dita dal palo. Esegue 90 minuti di “dai e vai”, manco fosse una “guardia” nel basket, fino a trovarsi pronto a spingere in rete una pralina alla ciliegia proveniente da Chiesa. C’è chi “non se la sente” e chi timbra la cartolina. Rilevate le differenze.
ALLEGRI 7 Dopo essersi messo nella tasca sinistra Simone Inzaghi, trova il modo di occupare anche la tasca destra con Sarri, bocchino compreso. Dategli una squadra appena appena plausibile e che abbia anche solo un pizzico di qualità e 90 su 100, non ce n’è per nessuno. Sicuramente non appagherà gli occhi il suo gioco privo totalmente di svolazzi e meraviglie, ma con lui si fanno i punti, quelli che, non ostante un’annata iniziata male e proseguita peggio, con il 50% della rosa in infermeria in seduta costante, attestano la Juventus al 3° posto, in piena zona Champions, al netto delle ingiustizie subite contro Roma e Salernitana. Sarà il Fato a dirci se la pausa per i Mondiali “desertici” produrrà vantaggi o meno, intanto si può godere un tempo in cui il ricordo delle ultime partite ha restituito il sorriso a tanti volti tirati e sofferenti. E’ vero che si è solo rientrati nella solita routine da vittorie e la penuria passata è costata l’uscita dall’Europa che conta, ma siamo vivi, maledettamente vivi e di sicuro se ne saranno accorti i “competitors”. Siamo di nuovo la “Juve” e Buone Feste al popolo juventino.
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