SZCZESNY 6 Sufficienza strameritata per le tonnellate di freddo patito. Ordinaria amministrazione, tranne che per un’uscita alla “Merry Christmas” su Valeri. Ma la palla viene respinta da Bremer, prima che oltrepassi interamente la linea di porta, come da segnalazione di Ayroldi che, per non saper né leggere né scrivere, fischia un offside. Da stasera il “polaccone” ha due amici cremonesi in più: il palo di sinistra e quello di destra della porta sotto la curva grigiorossa.
GATTI 5 Non regge il paragone con i brasiliani di reparto, nemmeno se si mette a pregare indonesiano. Si salva nei contrasti e nelle mischie, ma gioca a football, mica a rugby. Beve la finta a rientrare di Dessers e si fa lasciare sul posto, mentre il belga-nigeriano centra in pieno il palo. Viene avanti sui calci piazzati, ma non fa curriculum.
BREMER 7 Il tempismo è il mio mestiere. Da dietro, in anticipo, sull’uomo, sulle linee di gioco. Ovunque. Tite lo ha fatto giocare mezzora in Qatar, dimostrando di non capire che cosa è la difesa (è un brasiliano…) e giustamente i “verdeoro” sono tornati a casa. Così ci godiamo noi juventini, questo signore del “quinonsipassa”. Per inciso, la porta bianconera è inviolata da quasi 700 minuti, magari Bremer è ben informato a proposito.
DANILO 7 Il fratello di Bremer. Una volta c’erano i liberi di ruolo, oggi c’è il giocatore “libero”. Di fluidificare, di costruire, di marcare, di intervenire come da manuale in area senza falli e con una pulizia che mi riporta a Salvadore, Cera, Scirea… Capitano con diritto divino di esserlo.
SOULE’ 5,5 Dunque, il tiro da fuori non gli fa difetto, ma se invece di arzigogolo fosse una freccia, magari Carnesecchi non ci arriverebbe. Detto questo, Valeri lo irretisce e lo impegna sul campo di ciò che meno sa fare: difendere. Svolazzi, riccioli, merletti e…alla Juve serve ben altro. (CHIESA 6,5 Sulla fascia destra cambia la musica e dopo solo 30 secondi si vede una maglia bianconera davanti a quella grigiorossa e non viceversa. Federico ha da soffrire ancora prima di raggiungere la condizione ottimale, ma la classe non è acqua e la strada è tracciata).
McKENNIE 6,5 Inizia la partita da spettatore non pagante, ma appena viene spostato a destra per sostenere la bolla di sapone vagante che è Soulè, l’americanino cala quantità e qualità a servizio del peso di centrocampo. Gara di tigna, che non guasta. (PAREDES 4,5 La prosopopea gaucha fatta calciatore. Entra con il fare dello snob che non si abbassa ai campi di periferia. Ma la partita è vera e conviene lasciare a bordo campo la spocchia. Si dà da fare nel finale, ma l’impressione che non c’entri un bel nulla con la Juve, resta).
LOCATELLI 6,5 Se nel 1° tempo ha ancora qualche istante per ragionare e tirare delle righe geometriche, nella ripresa deve giocare a un tocco e veloce. La Cremonese, che misteriosamente è penultima in classifica, ma che gioca meglio di almeno 7 o 8 squadre che la precedono, non concede un secondo di pausa e Manuel inizia a spostarsi in ogni parte del campo per liberarsi e dettare i passaggi. Una faticaccia boia che assolve con assiduità, unico centrocampista non sostituito.
FAGIOLI 6 Partita da ex, al quale gli ex non fanno troppi complimenti. Forse a Cremona sanno bene quanto valga il 44 juventino. Si alterna in rifinitura con Miretti, ma la serata è per i lottatori e gli omaccioni, non per chi antepone il fosforo ai muscoli (KEAN 6,5 Pedina calata per dare consistenza all’attacco piuttosto asfittico. Moise si carica i difensori avversari sulle spalle, fa a sportellate creando spazi impensati e si vede negare il vantaggio da una parata disperata di Carnesecchi. Sulla vittoria mette del suo, alla faccia dei detrattori)
KOSTIC 6,5 Si confonde spesso col grimaldello che, prima o poi, scardinerà la porta di accesso cremonese. Le prova tutte e quando un suo voluto cross basso innesca il sinistro di Rabiot, pare cosa fatta, ma il portiere “vista Juve” dei padroni di casa si esibisce nel paratone. Kostic e Bremer sono il mercato dell’estate scorsa, nulla più (ILING JR. S.V. Più indietro che avanti e non poteva essere altrimenti)
MIRETTI 6 E’ conclamato che sottopunta è meglio chi scrive di lui, poche balle. Si alterna con McKennie nell’alimentare l’azione, ma si produce in un paio di passaggi orizzontali che ricordano l’assist di Alex Sandro a San Siro per una rete del Milan. Certo, il ragazzo si sacrifica per la causa e si rende disponibile a ricoprire un ruolo che non è suo, ma un qualche spunto autonomo…no, eh! Sufficienza stiracciata anzichenò (RABIOT 7,5 Il cambio che cambia l’inerzia, scusate il bisticcio di parole. Fa sentire la sua presenza agli altri, accende la luce in mezzo. Serve un pallone in verticale a Kostic da scuola calcio e per poco Milik fa 1 a 0. Si impossessa della palla e parte in una progressione che finirebbe in rete, se non fosse per l’atterramento subito da Valeri. Ringraziando il Cielo ci siamo disfatti dell’allampanato ectoplasma di nemmeno tanto vetusta memoria)
MILIK 7 Benedetto il giorno in cui in un ufficio della Continassa a qualcuno è venuto in mente di andare a farsi prestare il polacco. Fino a poco tempo fa, alla voce “arcadia” collegavo una regione della Grecia e una scuola letteraria del settecento italiano. Ora so per certo che a fianco dell’Arcadia, c’è Milik: Arcadio per l’appunto. Letterario anche lui, come la purezza poetica del sinistro che regala alla Juventus tre punti ditirambici di un’importanza eglogica, che dico?, georgica. Si vince anche così, anzi spesso in provincia è l’unico modo di vincere.
ALLEGRI 6,5 Prepara la partita con la pragmatica che lo fa vincente e inviso agli estimatori del “bello” che produce il nulla cosmico. Accetta la disfida sul piano dell’ uomo contro uomo, non ritira i suoi dai contrasti nelle zuffe, scientificamente volute da Alvini (Massimiliano pure lui). E’ il trionfo dell’antisnobismo prestato al gioco del calcio. Sa bene di avere i jolly da calare a tempo debito e fa sfiancare i giovani, tanto acclamati, per vincere con quelli che contano. Chiesa, Rabiot, doppia punta con Kean, Paredes per acume tattico. Confesso che dopo la trasferta di Monza sono stato preso da dubbi amletici circa l’adeguatezza del mister. E fortunatamente anche lui ci ha pensato. Da allora non ce n’è stato più per nessuno. A volte la grandezza di un professionista si misura in intensità di reazione ai contrattempi e ai momenti bui. In questo Allegri dimostra per l’ennesima volta che sa essere un nocchiero sicuro. Ora che le vittorie consecutive sono 7 e che la Juve non prende goal dalla gara col Milan, pare scontato che si sia ripreso il posto che come minimo compete ai bianconeri. Ma a metà novembre, chi avrebbe scommesso una moneta bucata? E, faccio sommessamente notare, senza mezza squadra come costante…
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