Questa la motivazione che ha spinto l’Osservatorio Nazionale Amianto a chiedere un incontro con la Dirigenza. L’obiettivo è quello di permettere ai volontari dell’Associazione di supportare i lavoratori e i loro famigliari in relazione all’epidemia di patologie asbesto correlate e di malattie professionali tra i dipendenti ed ex dipendenti ILVA Taranto.
“L’Osservatorio Nazionale Amianto, attivo nella città di Taranto già ormai da anni. L’associazione prosegue nell’assistenza dei lavoratori e cittadini esposti e vittime dell’amianto.
Dalla Marina Militare agli impianti chimici e meccanici. Fino all’Ilva Taranto, in ogni luogo di lavoro è stato fatto uso di amianto e ci sono state esposizioni morbigene alla fibra killer.
Intendiamo confrontarci con la dirigenza Ilva. Pertanto abbiamo chiesto un incontro per una disamina congiunta della problematica amianto. Riteniamo che in questa fase, oltre a dover porre il dilemma lavoro o salute (un falso dilemma, perché dovrebbe essere assicurato il lavoro salubre), noi ci poniamo anche il problema di coloro che sono stati esposti ad amianto.
Per loro è necessaria la sorveglianza, il prepensionamento e, in caso di malattia, il risarcimento, ed è per questo che abbiamo chiesto un incontro alla Dirigenza Ilva, delegando alla partecipazione i nostri rappresentanti territoriali, nella persona dell’Avv. Giovanni Gentile e del Sig. Pasquale Maggi”, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
Il Sig. Pasquale Maggi, coordinatore della sede ONA Ilva Taranto è già operativo con altri volontari a supporto delle vittime dell’amianto in Ilva.
“L’ONA Ilva continua a crescere come realtà associativa. Sono molte le persone che ogni giorno mi contattano per entrare a far parte dell’Associazione. Chiediamo una sede interna all’azienda per poter assistere e tutelare le vittime e i familiari esposti ad amianto, proprio come me che da 17 anni lavoro come operaio manutentore elettrico in Ilva.
Esattamente un anno fa, l’azienda ha diffuso la notizia della presenza di circa 4000 tonnellate d’amianto al suo interno da bonificare, senza dimenticare l’amianto non ancora censito. Noi vogliamo essere un punto di riferimento per tutti coloro che sono stati esposti ad amianto e ad altri cancerogeni”, conclude Pasquale Maggi.
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