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Nuoro, detenuto ad Alta Sicurezza evade dal carcere di “Badu e Carros”.

Un detenuto pugliese di circa 40 anni è riuscito  ad evadere scavalcando il muro di cinta.

Un detenuto pugliese di circa 40 anni è riuscito  ad evadere scavalcando il muro di cinta. Le esatte dinamiche di stanno ancora accertando ma il personale di Polizia Penitenziaria si sta adoperando per le ricerche sul territorio.

“Il Sappe in diverse occasioni aveva segnalato la carenza di personale di polizia penitenziaria che impedivano di assicurare una scrupolosa vigilanza in visione della tipologia di detenuti reclusi nell’istituto di Nuoro”, denuncia Luca Fais, segretario regionale per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “In Sardegna ci sono ben 4 istituti che custodiscono detenuti di Alta sicurezza appartenenti ai vertici della criminalità organizzata e tutti sono in grande difficoltà a causa della carenza organica. Anche la Casa di reclusione di Oristano ha gravissime difficoltà a garantire l’ordine e la sicurezza a causa della carenza di organico, pertanto, riteniamo indispensabile che con l’immissione in ruolo dei neo agenti previsti per il mese di luglio e settembre vi sia una congrua integrazione organica al fine di prevenire anche situazioni di questo tipo che allarmano tutta la comunità Sarda”.

L’evaso è Marco Raduano, classe 1984, detto “pallone“, elemento apicale dell’omonimo clan dei Montanari egemone nel territorio non solo garganico. Detenuto in regime di 416 bis per omicidio, violazione legge armi e molto altro.

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “quel che è successo è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri. Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Ci rendiamo conto che il SAPPE denuncia da tempo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi antintrusione e anti-scavalcamento? La politica se n’è completamente fregata”. “Questa evasione è la conseguenza dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della Polizia Penitenziaria, che ha 7mila agenti in meno“, conclude. “Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia Penitenziaria favorisce inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui”.

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