Desta perplessità il rifiuto europeo – o, quanto meno, l’esitazione – di accogliere i cittadini russi in fuga dal loro Paese. L’esodo sta assumendo proporzioni bibliche, giacché si parla – per ora – di 260000 persone che hanno già varcato il confine.
Code interminabili alle frontiere delle molte nazioni che confinano con la Federazione Russa. Dalla Georgia al Kazakistan, dalla Mongolia alla Finlandia. In genere vengono accolti, e soltanto i Paesi della UE frappongono ostacoli.
I motivi della fuga sono ben noti. Molti russi rifiutano l’arruolamento coatto imposto dal Cremlino perché non vogliono andare a combattere in Ucraina. Quando vengono intervistati, dicono con chiarezza di non capire le ragioni di questa guerra, aggiungendo di considerare l’Ucraina una nazione affine alla loro.
Mi sembra chiaro che non si possono fare due pesi e due misure. Se gli ucraini in fuga sono stati accolti con entusiasmo, non si vede perché negare lo stesso diritto ai russi.
Si accampa la scusa della presenza di possibili spie tra i fuggitivi. Ma questo vale per ogni tipologia di profughi. Vale per gli stessi ucraini e, ancor più, per tutti coloro che fuggono dai Paesi islamici, poiché in quel caso c’è il rischio di accogliere fondamentalisti che aderiscono alla jihad, la guerra santa dei musulmani.
Non si può, insomma, negare ai cittadini della Federazione Russa i diritti che vengono concessi agli altri. Per di più rammentando che le motivazioni della fuga sono terribilmente serie.
Per i russi che scappano si tratta davvero di una questione di sopravvivenza fisica, senza scordare le motivazioni morali che li spingono a rifiutare di essere coinvolti in una guerra ingiusta.
Ancora una volta la UE si presenta divisa a un appuntamento importante. Francia e Germania accolgono i profughi russi, mentre la maggioranza delle nazioni dell’Unione li rifiutano. Non si è ancora capito quale sia la posizione dell’Italia al riguardo, forse per l’incertezza dovuta all’insediamento imminente del nuovo governo.
In ogni caso la questione riguarda direttamente i “diritti umani”, uno dei cavalli di battaglia di Bruxelles. Tuttavia, se persino il Kazakistan ha accolto 100mila profughi russi n pochi giorni, non si vede perché la civilissima Europa chiuda gli occhi di fronte a un dramma così evidente.
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