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Attualità

Nettuno: l'”Ennio Visca”sarà ricostruita da zero

Gli alunni della scuola secondaria di primo grado «Ennio Visca», plesso dell’Istituto Comprensivo «Nettuno III», sono tornati sui banchi in sedi provvisorie, essendo stato programmato l’abbattimento dello storico edificio scolastico in via dell’Olmata, n° 86, per ricostruirlo ex novo.

La scuola è intitolata a uno dei sindaci più amati dagli abitanti di Nettuno in passato ed è giusto tramandarne il ricordo per non dimenticare l’impegno politico per il bene della sua città.

Anche l’istituzione scolastica a lui dedicata è un luogo simbolico per la popolazione locale, avendo formato generazioni di nettunesi. Ancora oggi assolve pienamente alle sue funzioni, educando centinaia di ragazzi di Nettuno e di Anzio.

 

Il giornalista Alfredo Incollingo è un docente di sostegno dell’Istituto Comprensivo «Nettuno III» di origini molisane, ma la sua passione per la storia locale lo ha spinto a occuparsi di pagine dimenticate di storia contemporanea nettunese, realizzando una breve biografia del sindaco Ennio Visca.

 

L’articolo è stato scritto dal giornalista recuperando le poche notizie bibliografiche e archivistiche disponibili su internet e intervistando la signora Grazia Visca, la figlia maggiore del sindaco di Nettuno, e lo storico nettunese Silvano Castaldi.

 

Ennio Visca nacque il 24 gennaio 1911 a Nettuno, in provincia di Roma, dal mugnaio Crispino, che possedeva un mulino lungo l’attuale via dei Latini, e da Emma Sbarigia «nella casa posta in via del Baluardo», nel borgo medievale (1). All’età di ventisei, il 21 aprile 1937, sposò Amelia Trabuio (2), detta «Concetta», originaria di Marcon, in provincia di Venezia. La coppia ebbe tre figlie: Grazia, che ha gentilmente condiviso i ricordi del padre con l’autore di questo articolo, Paola e Rita.

Ennio e Amelia, durante la seconda guerra mondiale e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si unirono ai partigiani sulle montagne che circondano Filettino, in provincia di Frosinone, come ha raccontato la figlia Grazia, aiutando i paracadutisti inglesi a raggiungere Cassino. Purtroppo, i coniugi furono arrestati dai soldati tedeschi e internati in un campo di concentramento a Filettino con i loro figli. Per diretto interessamento del generale Rodolfo Graziani, originario del comune ciociaro, si evitò il peggio, salvandoli da morte certa.

Dopo la maturità classica, Ennio Visca aveva lavorato come assistente fonico e microfonista a Cinecittà, a Roma, a partire dal 1937 (3) e aveva gestito anche il mulino «elettrico» di famiglia dal 1941 con molta probabilità (4), chiuso qualche anno dopo la morte del sindaco di Nettuno.

Per un casuale gioco alfabetico il suo nome e cognome precedono quelli di uno dei più noti registi italiani, Luchino Visconti, in un elenco di lavoratori del cinema consultabile nel Cineannuario del 1948 (5).

Il nome del futuro primo cittadino di Nettuno compare per la prima volta in un documento pubblico nel 1924, sulle pagine del quotidiano Il Popolo, organo d’informazione del Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo.

Benito Mussolini iniziò la costruzione dello Stato fascista imbavagliando la stampa con un provvedimento del 12 luglio di quell’anno. I prefetti erano stati incaricati di censurare gli organi d’informazione che avessero danneggiato il «credito nazionale all’interno o all’estero». Se un direttore fosse stato condannato per due reati commessi a mezzo stampa, ovvero se il suo giornale avesse criticato il Partito Nazionale Fascista, sarebbe stato costretto a chiudere la redazione (6).

Il Popolo aveva organizzato una campagna di raccolta fondi per poter continuare a pubblicare liberamente. Risposero all’appello molti lettori e in un articolo del 24 luglio 1924 si riportava l’elenco delle offerte raccolte dalla redazione del quotidiano popolare, comprese quelle di alcuni abitanti di Nettuno, tra i quali figurava Ennio Visca: «Un gruppo di giovani cattolici con solidarietà al Popolo inneggiando al maestro Luigi Sturzo, umile sacerdote di Cristo, con la luce del pensiero magico suscitatore di energie collettive, l’eco di questo grido giunga per testimonianza di Fedeltà inestinguibile all’Idea che egli vittoriosamente affermò. W Don Sturzo, ricordando una frase di Sturzo al Congresso di Torino (20 dicembre 1922): “Chi ha fede muove le montagne, chi ha Fede fa proseliti, chi ha Fede vince le battaglie”» (7).

Nella sezione conclusiva della nota si elencavano i nettunesi che avevano contribuito alla causa de Il Popolo: in totale da Nettuno erano state inviate alla redazione del quotidiano popolare 100 Lire e il giovanissimo futuro sindaco della città, all’epoca tredicenne, aveva donato 2 Lire.

Negli anni immediatamente successivi la seconda guerra mondiale Ennio Visca era stato il primo presidente della locale squadra di baseball, la Nettuno Baseball Club 1945, e vicepresidente della Federazione Italiana Palla Base (F.I.P.A.B.), oggi Federazione Italiana Baseball e Softball (F.I.B.S.) (8).

Oltre alla passione per lo sport, il Visca, come ricorda la figlia Grazia, era un amante della musica e suonava il clarinetto nella banda di Nettuno, che era diretta dal compositore conterraneo Angelo Castellani. Rimase nel complesso nettunese anche dopo il trasferimento del maestro a Vigevano, in provincia di Pavia, nel 1926. Infatti, come scrive Rita Jacobelli, il Visca e gli altri membri della banda «ebbero tra l’altro il non trascurabile merito di tenere in piedi il complesso anche quando il Castellani […] andò per altri tre anni via da Nettuno» (9).

Molte notizie biografiche su Ennio Visca ce le ha fornite Gabriele Petriconi nel suo memoriale dal titolo L’Italia del dopoguerra nei ricordi di un giovane nettunese (Dal 1951 al 1964) (Edizioni DrawUp, 2019) (10).

Il Visca era stato eletto sindaco di Nettuno con la Democrazia Cristiana durante le elezioni amministrative che si tennero in molte regioni italiane il 25 e il 26 maggio 1952 (11), come ricorda Petriconi, e che «registrarono sul piano nazionale l’avanzata delle destra, in relazione alle quali la Dc nutriva il timore di perdere, agli occhi della Chiesa e dell’elettorato il monopolio della lotta anticomunista, ma soprattutto una buona tenuta del PCI e delle sinistre in generale, nonostante l’inasprirsi della guerra fredda e la scomunica del Sant’Uffizio del 1949» (11).

Tra i primi onori spettanti al neoeletto sindaco di Nettuno ci fu l’accoglienza del presidente del consiglio Alcide De Gasperi (12), che visitò la città sul litorale laziale nel 1952 (13).

Alla vigilia delle elezioni politiche del 7 e dell’8 giugno 1953, che si conclusero con la vittoria del democristiano Alcide De Gasperi, il sindaco Ennio Visca aveva fatto parte della commissione elettorale scudocrociata della provincia di Roma come membro esterno, la quale tra febbraio e marzo di quell’anno aveva individuato i candidati da inserire nelle liste elettorali laziali della Democrazia Cristiana, che dovevano poi essere definitivamente accettati dalla commissione elettorale centrale del partito (14).

Insieme ai sindaci di Anzio (RM), Castore Marigliani, e di Nemi (RM) e con altri esponenti del mondo cattolico e democristiano il Visca era un sostenitore della candidatura di Marcello Costa, primo cittadino di Castel Gandolfo (RM), alla Camera dei Deputati per la tornata elettorale del 1953 (15).

Tra i momenti salienti del breve mandato da sindaco del Visca il Petriconi ricorda un episodio fondamentale per storia di Nettuno: «Finalmente, il 13 febbraio di quest’anno [1953], il sindaco Ennio Visca (DC) riceve dalla presidenza del Consiglio la delibera che riconosceva alla città di Nettuno il suo atteso stemma araldico. La delibera storica porta la firma del Presidente del Consiglio dei Ministri: Alcide De Gasperi».

Nel D.P.C.M. del 13 febbraio 1953, infatti, si legge la descrizione dello stemma comunale di Nettuno riconosciuto dal presidente del consiglio De Gasperi su richiesta del sindaco Mario De Franceschi, predecessore del Visca: «D’azzurro, al Dio Nettuno, coronato all’antica di oro, coi lombi cinti da una fascia di rosso, tenente con la sinistra un tridente e con la destra indicante la rotta; in piedi su una conchiglia, tratta verso destra da due cavalli marini, sul mare al naturale. Lo scudo sostenuto da due tritoni. Ornamenti esteriori da Comune» (16).

Con un ulteriore decreto del 6 ottobre dello stesso anno, firmato dal presidente della repubblica Luigi Einaudi, si concesse al municipio di Nettuno l’uso del gonfalone: «Drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricami d’argento e caricato dello Stemma comunale, con l’iscrizione centrata in argento: Comune di Nettuno. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto azzurro con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo Stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri ricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento» (17).

A causa di una corona nobiliare che sormontava lo stemma araldico del comune di Nettuno in uso a partire dal 1876, l’emblema civico non era mai stato riconosciuto dai re d’Italia né dal regime fascista né dalla repubblica italiana.

Nel 1953 il sindaco Mario de Franceschi aveva chiesto all’Ufficio Onorificenze e Araldica di legittimare ufficialmente lo stemma comunale di Nettuno (18), come era già stato fatto senza esito dal podestà Alfredo Duranti nel 1935 (19).

L’Ufficio Onorificenze e Araldica rispose al sindaco Ennio Visca, eletto da pochi mesi, con una lettera del 26 settembre 1952, sostenendo che si dovesse dimostrare la concessione di una corona nobiliare da utilizzare nello stemma araldico di Nettuno, ma il comune non riuscì a provarlo. Si concordò quindi l’emblema comunale e il gonfalone descritti nei D.P.C.M. del 1953 (20).

Sempre in quell’anno, il 29 novembre, il sindaco inaugurò la casa di riposo comunale «G. Tosi», oggi chiusa, che era stata affidata alle Suore Stimmatine, costruendola su un terreno acquistato da un privato «al prezzo di favore di 4 milioni [di Lire]» (21).

Nel 1954, scrive Petriconi, il sindaco accolse in città il presidente della repubblica Luigi Einaudi, che «si concesse una passeggiata per le vie della nostra città e infine attraversando il borgo scese alla Marciaronda accompagnato da due esponenti dell’allora democrazia cristiana: Bruno Lazzaro e Giovanni Serra».

Purtroppo, il mandato da sindaco di Ennio Visca durò solo due anni circa, poiché morì il 7 dicembre 1954 in un incidente statale lungo l’attuale Strada Statale Pontina (SS 148) (22).

«Il 7 dicembre nel pomeriggio», scrive Petriconi, «si diffuse la notizia della morte del nostro sindaco Ennio Visca. Quel giorno si stavano recando a Roma presso il Ministero delle Finanze: il sindaco, l’autista e il giovane assessore alle finanze, il dottor Giuliano Cibati. Proprio il dottor Cibati mi raccontò alcuni anni fa l’accaduto. Come dicevo, stavano andando a Roma per sollecitare altri fondi che servivano urgentemente per ultimare le opere del nuovo acquedotto di Carano (acqua potabile) che altrimenti si sarebbero persi nelle pieghe ministeriali di chissà quale altro progetto. Mi disse Cibati, ricordando quelle drammatiche ore, che lo scontro fu violento, non si rese nemmeno conto ma vide solo un grosso camion andare contro di loro e il sindaco che sbattendo la testa perse immediatamente la vita. L’autista fu ferito gravemente e lui con alcune ferite perse i sensi e si ritrovò ricoverato all’ospedale San Giovanni di Roma, salvo».

La signora Grazia Visca ha corretto l’affermazione del Petriconi. Il sindaco si stava recando a Roma in realtà per sollecitare il ministero delle finanze a concedere ai nettunesi che ne avessero fatto richiesta la licenza per vendere il vino nelle cantine («fraschetterie»).

All’epoca buona parte della popolazione di Nettuno era impiegata nel settore agricolo e molti abitanti della città erano vignaioli, il cui reddito familiare dipendeva dalla vendita del vino. Il sindaco si era così impegnato personalmente per garantire un futuro sereno ai suoi concittadini.

Petriconi conclude il suo racconto su Ennio Visca esprimendo il rammarico dell’intera popolazione di Nettuno nell’aver perso un primo cittadino tanto amato e onesto: «Per la nostra comunità fu un lutto molto sentito sia perché fu un evento inaspettato, sia perché Ennio Visca era un uomo molto amato dalla stragrande maggioranza del popolo nettunese».

Un anno dopo la morte del sindaco, il 25 maggio 1955, era stato inaugurato l’Acquedotto del Carano dal successore del Visca, Giuliano Cibati (23). Si tratta tuttora di un’infrastruttura strategica per la città di Nettuno voluta fortemente dal defunto primo cittadino, il quale aveva finanziato il consorzio che dal 1935 si occupava della costruzione della tubazione (24).

Le sorgenti che riforniscono l’acquedotto, scrive don Vincenzo Cerri, «furono scoperte e portate a luce nel 1929 dai fratelli [Ezio e Galileo] Scavizzi, a loro spese e su propri terreni. L’opera è stata realizzata per l’interessamento dell’amministrazione comunale presieduta dal sindaco Ennio Visca, che ha ottenuto dal governo De Gasperi lo stanziamento della somma occorrente» (25).

Per omaggiare l’impegno del Visca nel sostenere attivamente la squadra di baseball nettunese, gli era stato intitolato lo stadio all’interno di Villa Borghese il 25 settembre 1955 (26).

Quel giorno la Nettuno Baseball Club 1945 aveva sconfitto la Lazio Baseball con un punteggio di 6 a 5. La signora Amelia «Concetta» Trabuio consegnò la coppa della vittoria al capitano della squadra nettunese, Tony Marcucci. Dopodiché si svolse la cerimonia di intitolazione dello stadio a Villa Borghese.

La struttura sportiva è stata in funzione per decenni, fino al 1991, quando fu inaugurato il nuovo stadio comunale intitolato al principe Steno Borghese, un altro protagonista del baseball nettunese (27).

Negli stessi anni era stata intestata al defunto sindaco la scuola d’avviamento professionale in via dell’Olmata, la cui costruzione era stata fortemente voluta dal Visca, come ha raccontato la figlia. Lo storico nettunese Silvano Castaldi, intervistato dall’autore di questo articolo, ha affermato che l’intitolazione della scuola al primo cittadino nettunese avvenne durante l’anno scolastico 1956/1957 alla presenza del sindaco Riccardo Gatti, subito dopo la conclusione dei lavori di costruzione dell’edificio, iniziati probabilmente nell’estate del 1955 e terminati nella stagione estiva successiva (28). Infatti, ricorda Castaldi, la scuola in via dell’Olmata era stata aperta per la prima volta agli studenti il 1° ottobre 1956.

Con la legge n° 1859/1962 l’istituto era stato riconvertito nella nuova «scuola media unificata», oggi «scuola secondaria di primo grado», una nuova denominazione del ciclo di studi introdotta dalla legge n° 53/2003 (29).

Dal 1° Settembre 2012, con il Piano di Dimensionamento delle Istituzioni Scolastiche previsto dal decreto n. 22 del 21 febbraio 2012, la scuola secondaria di primo grado «Ennio Visca» è stata integrata nell’Istituto Comprensivo «Nettuno III» (30).

La signora Grazia Visca, infine, ha ricordato che nel 1965, per volere del sindaco Bruno Lazzaro era stata intitolata al suo defunto predecessore una via di recente costruzione nei pressi della stazione ferroviaria.

 

 

(1) – STATO CIVILE DI NETTUNO, Atti di nascita, anno 1911, n° 15.

(2) – STATO CIVILE DI ROMA, Atti di matrimonio, anno 1937, n° 959.

(3) – Cineannuario. Annuario generale della cinematografia italiana, Roma, Palombi, 1948, p. 262.

(4) – Guida Monaci. Annuario generale di Roma e Lazio, Roma, Società Anonima Guida Monaci, 1941, p. 81.

(5) – Cineannuario. Annuario generale della cinematografia italiana, cit., p. 262.

(6) – M. FORNO, La stampa del ventennio. Strutture e trasformazioni nello stato totalitario, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005, p. 46.

(7) – Sottoscrizione permanente per “Il Popolo”. Perché la stampa libera viva!, in «Il Popolo», anno II (1924), n. 174., p. 3.

(8) – L’informazione è presa dal sito: https://www.museodelbaseball.it/articles/visca-ennio.

(9) – R. JACOBELLI, Nettuno e i suoi uomini illustri. Angelo Castellani, Nettuno, La Madonnina, 1974: http://www.100libripernettuno.it/OPERE/CASTELLANI/biografia.html.

(10) – Si è consultata la versione ebook del libro di Gabriele Petriconi. Per questo motivo, non sono indicate le pagine dei paragrafi del suo memoriale citati nell’articolo.

(11) – Come ha riferito lo storico Silvano Castaldi all’autore di questo articolo, la giunta del sindaco Ennio Visca era composta da: Giuliano Cibati (Democrazia Cristiana), assessore alle finanze, Fernando Marcobelli (Partito Repubblicano Italiano), assessore al commercio, Riccardo Gatti (Partito Repubblicano Italiano), assessore alla pubblica istruzione, David Adriano (Democrazia Cristiana) e Mario Centini (Democrazia Cristiana).

(11) – S. BOSCATO, La Dc e la circoscrizione elettorale Roma-Viterbo-Latina-Frosinone dalla Costituente al 1963, in «Il ceto politico del Lazio nell’Italia repubblicana. Dinamiche della rappresentanza e costruzione del consenso (1946-1963)», a cura di S. SCASMIRRI, Milano, Franco Angeli, 2011, p. 218.

(12) – Come eravamo. Rassegna fotografica dal 1900 agli anni ’60, a cura di S. CASALDI, Nettuno, 1998: http://www.100libripernettuno.it/OPERE/album%20ricordi/09%20ALBUM%20RICORDI.html.

(13) – Nettuno e la sua storia, Pomezia, 2010: http://www.100libripernettuno.it/OPERE/nettuno%20la%20sua%20storia/CAPITOLI/007%20il%20novecento%20e%20oltre.html.

(14) – IVI, pp. 219-220.

(15) – IVI, p. 220.

(16) – Per leggere il testo integrale del DPCM del 13 febbraio 1953 si rimanda al sito: https://www.araldicacivica.it/pdf/decreti/rm/nettuno1.pdf.

(17) – Per leggere il testo integrale del decreto del presidente della repubblica del 6 ottobre 1953 si rimanda al sito: https://www.araldicacivica.it/pdf/decreti/rm/nettuno.pdf.

(18) – Il palazzo municipale: lo stemma e il gonfalone di Nettuno, a cura di B. LA PADULA, Nettuno, Le Edizioni del Gonfalone, 2003, capitolo 40: http://www.100libripernettuno.it/OPERE/palazzo%20municipale/gonfalone/gonf09.html.

(19) – IVI, capitolo 39: http://www.100libripernettuno.it/OPERE/palazzo%20municipale/gonfalone/gonf08.html.

(20) – IVI, capitolo 40.

(21) – V. CERRI, Nettuno e la sua storia: http://www.100libripernettuno.it/storia/cronistoria1.html.

(22) – STATO CIVILE DI ROMA, Atti di morte, anno 1954, parte II, serie B, n° 1479.

(23) – V. CERRI, Nettuno e la sua storia, cit. Giuliano Cibati, già assessore alle finanze della giunta di Ennio Visca, sostituì il defunto sindaco fino alle successive elezioni amministrative di Nettuno.

(24) – Millenovecento, a cura di B. LA PADULA, Nettuno, Edizioni del Gonfalone, 2001: http://www.100libripernettuno.it/OPERE/millenovecento/storia%20illustrata.html.

(25) – V. CERRI, Nettuno e la sua storia, cit.

(26) – M.A. MARCUCCI, L. DELLA FORNACE, S. DE FRANCESCHI, Il baseball, la sua storia e Nettuno, capitolo 7: http://www.100libripernettuno.it/OPERE/baseball/cap7.html.

(27) – “Viaggio tra i diamanti italiani”: lo “Steno Borghese” di Nettuno, in «Baseball.it»: https://www.google.com/amp/s/www.baseball.it/2022/02/21/viaggio-tra-i-diamanti-italiani-lo-steno-borghese-di-nettuno/amp/.

(28) – La scuola di avviamento professionale di Nettuno, che non aveva nessuna intestazione prima del 1956, era stata sistemata inizialmente nel palazzo baronale all’interno del borgo medievale e in via Antonio Gramsci, nei pressi dell’ormai dismesso cinema Sangallo, di fronte l’omonimo forte, come ha raccontato lo storico Silvano Castaldi.

(29) – Si è consultata la voce «Scuola media» della versione online dell’Enciclopedia Treccani: https://www.treccani.it/enciclopedia/scuola-media/.

(30) – L’informazione è stata ripresa dal sito ufficiale dell’Istituto Comprensivo «Nettuno III»: https://www.icnettunotre.edu.it/pagine/la-storia.

 

Fabrizio Gerolla

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