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Editoriale

Morta in un attentato la figlia dell’ideologo di Putin

E’ morta a causa di un attentato dinamitardo che ha distrutto la sua auto, vicino a Mosca, Darya Dugina, 30 anni, figlia del filosofo e politologo Aleksandr Dugin. Quest’ultimo, spesso definito “ideologo di Putin” o anche “Rasputin del Cremlino”, è noto come sostenitore del concetto di “Eurasia”, una dottrina geostrategica contrapposta alla “talassocrazia angloamericana” e, soprattutto, alla liberaldemocrazia occidentale.

Il progetto dell’Eurasia si propone come spazio geopolitico di civiltà slava, composta da tradizioni e religioni, che convivono e si realizzano a difesa delle identità e del comune destino, in opposizione a quello che i suoi sostenitori definiscono il “processo totalitario dell’occidentalizzazione”.

Per Aleksandr Dugin il liberalismo e l’atlantismo sono del tutto incompatibili con l’identità russa. Il suo pensiero si riferisce all’insegnamento di filosofi e intellettuali che vanno da Oswald Spengler a Carl Schmitt, da Julius Evola a René Guénon. In questo senso egli è uno dei principali ispiratori dell’invasione dell’Ucraina, nazione colpevole di aver voluto occidentalizzarsi tradendo le proprie radici slave.

Pare che l’attentato, in realtà, fosse diretto contro lo stesso Dugin, che avrebbe dovuto viaggiare nella stessa auto della figlia, decidendo solo all’ultimo istante di seguirla con un’altra macchina. Per quanto riguarda Darya Dugina, si sa che condivideva le stesse idee estremiste del padre. Era inoltre anchor woman del canale TV appartenente all’oligarca russo Konstantin Malofeev.

Com’era lecito attendersi, Putin e il suo circolo dirigente hanno subito accusato il governo di Kiev di essere il mandante dell’attentato. Gli ucraini hanno smentito a stretto giro di posta, sostenendo che il loro non è uno “Stato terrorista”.

Molte sono le ipotesi plausibili. La resistenza ucraina ha dimostrato più volte di poter colpire anche nel territorio controllato dalla Federazione Russa. Si pensi, per esempio, ai numerosi attacchi in Crimea.

Non si può escludere, tuttavia, che l’uccisione di Dugina sia dovuta ad ambienti russi contrari alla guerra. Nonostante la rigida censura delle autorità, a Mosca e altrove vi sono state manifestazioni, a volte individuali, contro la politica di Putin. E’ comunque chiaro che un episodio simile allontanerà ancor più ogni tentativo di trattativa tra Mosca e Kiev per fermare il conflitto.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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