La decisione dei vertici dell’Unione Europea di bandire i motori a benzina e diesel a partire dal 2035 ha suscitato in Europa un mare di dubbi e di perplessità.
E’ evidente, infatti, che la transizione green effettuata in tempi così rapidi causerà la crisi della nostra industria automobilistica, con gravissime ricadute sul PIL e sui livelli occupazionali.
In altre parti del mondo, invece, tale decisione ha scatenato entusiasmo, peraltro legittimo. Favorirà infatti l’industria automobilistica della Repubblica Popolare Cinese, che è il maggior produttore mondiale di auto elettriche.
Significativo il commento del Global Times, il quotidiano in lingua inglese del Partito comunista cinese. Scrive infatti: “Gli esperti hanno affermato che l’adozione da parte della UE di veicoli elettrici aumenterà le esportazioni cinesi verso il mercato”.
L’entusiasmo cinese è del tutto giustificato. Ci vorrà molto tempo prima che le nazioni europee riescano a dotarsi di una vera industria produttrice di automobili elettriche, mentre la Cina è pronta da molto tempo.
Si noti inoltre che le macchine elettriche made in China hanno prezzi molto contenuti ed appetibili, visto il costo del lavoro molto basso nella Repubblica Popolare.
Si tratta, insomma, di una vera e propria trappola pronta a scattare. E Pechino gongola pensando al proprio PIL in sicuro aumento, e alla sempre maggiore dipendenza UE dalla produzione del Dragone. Alla faccia del “distacco” tra economia occidentale e cinese predicato da Donald Trump, e in seguito adottato – in teoria – anche da Joe Biden.
Il governo Meloni ha promesso battaglia nel Parlamento europeo per abolire il divieto voluto da Bruxelles. Ma è dubbio che abbia la forza per rovesciare decisioni già prese da Ursula von der Leyen e compagnia.
Ci attendono, quindi, tempi duri e difficili. In nome di una transizione green troppo affrettata, rischiamo il collasso di un settore fondamentale della nostra industria. Vale non solo per l’Italia, ma anche per Germania e Francia. Gli unici a sorridere sono Xi Jinping e il suo gruppo dirigente.
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