Continua senza soste l’erosione de l’influenza russa nelle Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. Senza dubbio il motivo principale è l’invasione dell’Ucraina, giacché molte delle summenzionate Repubbliche temono, a loro volta, che Mosca possa in futuro attaccarle per ridare vita a un’entità simile alla defunta Unione Sovietica.
In realtà il conflitto ucraino ha dimostrato che l’esercito russo non è certo la vecchia Armata Rossa dei tempi comunisti. Tralasciando la potenza nucleare, rimasta pressoché intatta, le forze armate della Federazione Russa hanno dimostrato di trovarsi in uno stato disastroso, e non soltanto a causa dell’efficace resistenza degli ucraini.
Difficile quindi capire come Vladimir Putin possa nutrire il proposito di invadere altri Stati, essendo le sue truppe impantanate sul territorio ucraino. Tuttavia il ricordo dell’URSS è ben vivo in Asia centrale, e i governanti nutrono ancora il timore che l’espansionismo russo possa risorgere.
Il caso più emblematico è quello del Kazakistan, la più vasta (e la più ricca) delle Repubbliche dianzi citate. I kazaki erano noti un tempo per la loro grande fedeltà a Mosca, che si estrinsecò nel trentennale dominio di Nursultan Nazarbaev, l’ex segretario del Partito comunista kazako, divenuto poi presidente quando il Paese divenne indipendente (pur restando nell’orbita di Mosca).
Nazarbaev fu in seguito costretto a fuggire a causa di una rivolta popolare, e a cedere il potere al suo delfino Qasim-Jomart Tokaev. Quest’ultimo invocò l’aiuto di Putin per domare la rivolta e lo ottenne, diventando così il nuovo presidente. E’ stato recentemente riconfermato con l’82% dei voti, anche se si sospettano brogli.
Contrariamente alle attese russe, Tokaev ha subito cercato di ritagliarsi uno spazio di autonomia, allentando il tradizionale legame con Mosca. Sembra intenzionato a democratizzare il Paese, che possiede immense risorse energetiche e minerarie. Si è quindi avvicinato alla Cina di Xi Jinping, e sta promuovendo intese anche con USA e Unione Europea.
Superfluo notare che Putin non gradisce affatto il nuovo corso ma, avendo le mai legate a causa della guerra in Ucraina, può fare ben poco per impedirlo. Il Kazakistan sta quindi abbandonando la sfera d’influenza russa per giocarsi le sue carte con interlocutori alternativi e interessati alle sue grandi ricchezze.
Ciò dimostra, ancora una volta, quanto sia stata errata la decisione putiniana di invadere l’Ucraina, accentuata tra l’altro dai numerosi insuccessi militari. La dissoluzione della sfera d’influenza russa in Asia centrale lascia ampi margini di manovra ad altri Paesi, e in particolare alla Repubblica Popolare Cinese.
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