Va in scena al Teatro Vascello di Roma, lunedì 16 gennaio alle 21, l’evento unico L’Angeli Ribbelli, da Belli a Trilussa, di e con Massimo Verdastro, dai “sonetti biblici” di Giuseppe Gioachino Belli alla poesia di Trilussa, con la partecipazione di Giovanni Canale alle percussioni.
“Non casta, non pia talvolta, sebbene devota e superstiziosa apparirà la materia e la forma: ma il popolo è questo; e questo io ricopio… La scrittura è mia, e con essa tento d’imitare la loro parola.” (Giuseppe Gioachino Belli)
Massimo Verdastro dà corpo e voce alle parole taglienti, dissacratorie e umanissime di due tra i più grandi poeti e scrittori italiani: Giuseppe Gioachino Belli e Carlo Alberto Salustri in arte Trilussa, che in tempi storici diversi hanno entrambi elevato la lingua dialettale romana, o meglio il “parlar romanesco” verso vette poetiche mai più raggiunte. Due poeti a confronto quindi, il realismo icastico di Belli dove la lingua sembra bruciare e trasformarsi poi in un magma verbale carico di pathos e l’acutissima satira sociale e politica di Trilussa, che ancora oggi attraverso le sue opere poetiche e in prosa sembra parlarci in maniera diretta.
Immerso nel paesaggio sonoro creato in scena dalle percussioni di Giovanni Canale, Massimo Verdastro interpreta gli episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento concepiti dalla penna del Belli e descritti con la modalità e il sentimento dei popolani. Partendo dalla Creazione del Mondo si arriva al Giudizio Universale e poi alla Guerra, odierna concreta rappresentazione di una possibile fine del modo, con due poesie sorprendentemente attuali di Trilussa.
“I sonetti biblici del Belli così come i due componimenti di Trilussa sulla guerra sono materia magmatica, ironica, irriverente, comica e violenta, e nello stesso tempo incredibilmente vitale e presente.
Roma con le sue piazze e le sue strade è il teatro nel quale prendono vita le storie dell’Antico e del Nuovo testamento narrate dal Belli. Il poeta romano costruisce i suoi Sonetti con la lingua del popolo: a volte potente, iconoclasta, profana, seppur pervasa da un sentimento di profonda religiosità, ma l’intento non è mai descrittivo o illustrativo, tantomeno didascalico o macchiettistico. I due componimenti di Trilussa che affrontano con crudezza il tema della guerra, spostano la prospettiva da un piano di ricerca linguistica complessa e di grande respiro poetico come quella del Belli a quello di amara e durissima riflessione sul disastro di due Guerre Mondiali, delle quali Trilussa, per ragioni anagrafiche, rende lucida e tragica testimonianza” – Massimo Verdastro.
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