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Dopo la visita a Taiwan che causò la forte irritazione della Cina con il blocco navale dell’isola, la speaker democratica della Camera USA, Nancy Pelosi, ha deciso di continuare con la sua politica estera personale, non concordata con il presidente Joe Biden.

Questa volta andrà in Armenia. Per capire i motivi del viaggio, occorre rammentare che il Paese caucasico, ex Repubblica sovietica, è membro della CSTO (Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva), l’alleanza militare creata da Mosca nel 1992 per mantenere nella sua sfera d’influenza alcune Repubbliche ex sovietiche del Caucaso e dell’Asia centrale. Tale alleanza prevede che, qualora uno Stato membro venga aggredito, gli altri membri debbano intervenire militarmente per difenderlo.

Il fatto è che l’Armenia è in guerra da anni con il vicino Azerbaigian – altra Repubblica ex sovietica – per il controllo del Nagorno-Karabakh, enclave armena in territorio azero. Recentemente l’Armenia è stata attaccata nel suo stesso territorio dall’esercito di Baku, appoggiato e rifornito dalla Turchia di Erdogan.

Gli armeni hanno chiesto aiuto ai russi, loro tradizionali protettori, Tuttavia Putin ha fatto orecchie da mercante. Impegnato allo spasimo nel conflitto in Ucraina, lo zar moscovita non ha truppe da inviare nel Caucaso, e ha in pratica abbandonato gli armeni al loro destino.

Con la sua visita a Erevan, Pelosi intende ribadire il sostegno occidentale all’Armenia, e ha citato il “genocidio armeno” ad opera dei turchi ottomani nel 1915-16. Violenta la reazione di Ankara che, a dispetto dell’evidenza, ha senpre negato che tale genocidio sia realmente avvenuto.

Non ci sono finora reazioni ufficiali di Washington, anche se è evidente che l’amministrazione Biden non vede con troppo favore l’attivismo della Pelosi. La sua visita, infatti, irrita tanto i russi che ritengono l’Armenia inserita nella loro sfera d’influenza, quanto i turchi che hanno un forte rapporto di alleanza con gli azeri, da loro riforniti in abbomdanza di droni (che gli armeni, invece, non possiedono).

Ovvio che per Biden il viaggio di Pelosi non è una buona notizia. Già impegnato con la Federazione Russa in Ucraina, e con la Cina a Taiwan, il presidente americano può difficilmente affrontare una crisi anche nella regione caucasica.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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